Magazine Cultura
Qualche tempo fa nel post dedicato a Constantin Brâncuși avevo scritto
Con Modigliani l'amicizia era nata grazie al mecenate Paul Alexandre, e Brancusi aveva anche convinto l'amico a sperimentare la scultura. Purtroppo respirare la polvere che si crea scolpendo non è esattamente l'ideale per un malato di tubercolosi, e così il pittore livornese aveva ben presto dovuto desistere. Ma questa è un'altra storia. Storia che, in concomitanza con l'inaugurazione di questa mostra, è ora di raccontare
Eugénie Garsin, nata a Marsiglia da una famiglia di origine sefardita molto illuminata che le aveva dato una istitutrice inglese protestante e l'aveva fatta studiare in una scuola cattolica, si era fidanzata a quindici anni con Flaminio Modigliani che aveva il doppio dei suoi anni e l'ossessione di far soldi che di solito ha chi ne è completamente incapace. Lo aveva sposato nel 1872 più per obbedienza che per amore, e dopo aver messo al mondo con lui quattro figli, nel 1884 se ne era separata.
Amedeo Clemente detto Dedo, l'ultimogenito, era nato il 12 luglio 1884. Bello, educato, timido e di salute cagionevole, a undici anni si ammala di pleurite ed Eugénie scrive sul suo diario Il carattere di questo bambino non è ancora abbastanza formato perché io possa dire qui la mia opionione. Le sue maniere sono quelle di un bambino viziato che non manca di intelligenza. Vedremo più tardi cosa c'è in questa crisalide. Forse un artista? Al liceo non combina granché
e nel frattempo
Dedo comincia il primo agosto delle lezioni di disegno di cui aveva una gran voglia da un pezzo. Lui si vede già pittore e pochi mesi dopo
Dedo ha rinunciato agli studi e non fa più che della pittura...... il suo professore è molto contento di lui, io non me ne intendo ma mi sembra che per aver studiato solo tre o quattro mesi non dipinge troppo male e disegna benissimo
Nel 1900 Amedeo ha sedici anni ed è già miracolosamente guarito dal tifo quando si ammala nuovamente. La diagnosi è terribile: Tubercolosi.
Un lungo soggiorno a Napoli e Capri sembra fargli recuperare la salute,
torna a Livorno e riprende gli studi di pittura a Firenze con Giovanni Fattori, poi passa all'Istituto di belle Arti di Venezia. Le lezioni le frequenta poco, ma in compenso si è fatto un giro di nuovi amici e nuove ragazze con cui partecipa a sedute spiritiche e sperimenta l'hashish. E' il 1906 quando finalmente, grazie all'aiuto economico dello zio, può permettersi di raggiungere Parigi. Ed è qui che il giovane gentile e beneducato Dedo comincia piano piano a trasformarsi in Modì. Modì come Modigliani. O come Maudit. Si iscrive all'Accademia Colarossi, la stessa che aveva frequentato Gauguin, dove anni dopo conoscerà Jeanne, il grande amore. Prende in affitto un atelier a Montmartre e agli inizi vuole dedicarsi solo alla scultura, ma la polvere è troppo irritante per i suoi poveri martoriati polmoni e deve rinunciare. Nel frattempo lo zio è morto e l'eredità che gli ha lasciato è quasi svanita ma la cosa non sembra preoccuparlo particolarmente. Se non ha i soldi per l'affitto, e succede regolarmente, se ne va alla chetichella ma non si separa mai dalla sua preziosa vasca di zinco: si lava infatti con cura tutti i giorni, e anche questa appare una bizzarria che gli altri artisti deridono. Picasso, per dirne uno, a quell'epoca diceva che Lavarsi non è necessario, basta badare a non insudiciarsi (dopo quegli anni credo però che abbia cambiato idea)
Per qualche tempo Modì va anche a vivere nel famoso Bateau Lavoir o per lo meno scrive alla madre di indirizzargli lì la corrispondenza.
A La Rotonde di Montparnasse incontra per la prima volta Picasso
che è piccolo, con un gran ciuffo di capelli neri, camicia rossa a pois, giacca blu ed espadrillas.
Modì se ne esce con un lapidario Avrà pure talento ma non c'è ragione per andare vestiti in questo modo
(continua)
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