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Amélie Nothomb, Barbablù e i vampiri

Creato il 22 maggio 2013 da Martinaframmartino

Amélie Nothomb, Barbablù e i vampiri

Recentemente, un best seller mondiale ha sostenuto che esistessero vampiri gentili e innocenti. La gente ormai è contenta soltanto quando gli si dichiara che il male non esiste. Ma no, i cattivi non sono dei veri cattivi, il bene seduce anche loro. Che razza di cretini rimbambiti siamo diventati per berci e apprezzare queste teorie balorde?

Amélie Nothomb, Barbablù, pag. 79.

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Suppongo che la Nothomb stesse pensando alla saga di Twilight di Stephenie Meyer, e non posso che essere d’accordo con lei. Io continuo a non capire il fascino esercitato da questi vampiri addomesticati sui lettori. Per la verità non capisco nemmeno il fascino dei vampiri vecchio stampo. Mai provato a leggere Dracula di Bram Stoker, ma Intervista col vampiro di Anne Rice l’ho abbandonato abbastanza presto. Con Io sono leggenda di Richard Matheson mi sono annoiata – quando non ero troppo inquieta, e io non leggo romanzi per inquietarmi – mentre i cinque romanzi di Charlaine Harris che ho letto sono carini ma non degni di una seconda lettura o neppure di un secondo pensiero a libro chiuso. Mi è piaciuto Il battello del delirio di George R.R. Martin, anche se ammetto senza problemi che con Martin sono di parte e che in alcuni punti ho faticato ad andare avanti. Avevo paura, ma volevo conoscere la fine della storia. Un po’ come con I re di sabbia, racconto dello stesso Martin. Scritti benissimo, ma dubito che li rileggerò mai. I vampiri di Martin, come quelli di Matheson, sono di quelli veri, che fanno paura. La Harris, come la Meyer, ha vampiri buoni e vampiri cattivi, ma non è vero che il male non esiste e che è solo questione di punti di vista. Su alcune cose ci possono essere opinioni diverse legate a una cultura e a una fomrazione diversa, su altre cose no. Robert Jordan ha dichiarato di aver voluto mostrare nella sua saga che il male esiste. Voleva parlare di determinati argomenti senza che nessuno potesse accusarlo di non essere politicamente corretto. I suoi eroi non sono perfetti, nessuno, ma con alcuni personaggi sappiamo senza ombra di dubbio di trovarci di fronte al male. Nessuna possibilità di seduzione, a meno di voler rinunciare a ogni analisi critica.

Amo Jordan come Martin, e per i personaggi di quest’ultimo ho sempre sentito parlare delle infinite sfumature di grigio e del fatto che i suoi personaggi contengano ciascuno lati oscuri e sentimenti nobili. Eddard Stark mente, e Cersei Lannister ama i suoi figli. Vero, comunque se dovessi scegliere quale testa mettere su un ceppo non avrei esitazioni. E di Joffrey e del bastardo di Bolton ne vogliamo parlare? Va bene le sfumature (certe sfumature, non tutte), ma in qualche caso non c’è dubbio su quale sia la parte che merita simpatia.

Io non apprezzo quelle che la Nothomb definisce teorie balorde. Quanto al suo libro… Amélie è sempre Amélie, e Barbablù ne è l’ennesima conferma. Lo finisci in un attimo, e quando lo chiudi ti chiedi cosa diavolo hai letto. In questo caso io avevo anticipato la svolta finale, anche se non le precise modalità, parecchio prima di arrivarci. O io sto diventando bravissima a intuire le trame o lei sta diventando prevedibile, sospetto sia una combinazione di entrambe le cose. In sé questo libro non dice nulla di più di quello che dicono i suoi precedenti romanzi, anche se la scrittura si mantiene incalzante. Una lettura piacevole, un intervallo fra opere più lunghe, e qualche spunto di riflessione. Il protagonista maschile è il male assoluto? Ecco, questo è da vedere, anche perché pure la protagonista femminile fa la sua parte, e le domande non hanno facili risposte. Se poi la storia è come sempre surreale per un po’ si può accettare anche questo, anche se in genere quel che mi piace leggere è tutt’altro.



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