Quello della nostalgia felice è un concetto tipicamente giapponese. Non che non possa esistere fuori dal Giappone, ma secondo la loro cultura la nostalgia è sempre legata a sentimenti di gioia. Si ricordano i bei momenti, la nostalgia è incompatibile con la tristezza e il dolore. Lo spiega Amélie Nothomb raccontando le scelte compiute dalla sua interprete per tradurre determinate parole. La nostalgia felice è l’ennesimo libro autobiografico dopo Metafisica dei tubi (2000), Stupore e tremori (1999), Biografia della fame (2004) e Né di Eva né di Adamo (2007). Magari ne ho scordato qualcuno per strada, fra l’altro con la Nothomb a volte è difficile dire dove finisca la realtà e dove inizino le invenzioni.
Torna il Giappone, paese in cui la scrittrice belga è nata perché il quel momento suo padre, un diplomatico, prestava servizio lì. Metafisica dei tubi inizia con la sua nascita, e le prime pagine sono folgoranti. La Nothomb ha un modo di guardare le cose che è quanto meno insolito, e quel libro ne è una prova. Dopo l’inizio pero per me la storia era calata, anche se sono rimasta a chiedermi quanto la cultura giapponese ci sia aliena. Né di Eva né di Adamo ripropone la bambina ormai diventata una giovane donna che torna nel paese che ha stregato il suo cuore per trovare un lavoro, e anche in questo caso l’impatto con la cultura del paese del Sol levante per me è stato molto forte. Alcune belle pagine, tutti i libri della Nothomb contengono alcune belle pagine, ma mi sono resa conto che in genere preferisco i romanzi veri e propri a queste memorie un po’ fuori dalle righe.

Il sito ufficiale in italiano: http://www.amelienothomb.com/amelie/index.aspx.





