Se “The Departed” esprimeva l’essenza amorale, in una Hell Street di morte che rattoppava pezze di violenza e saccheggiava episodiche e grottesche (Jack Nickolson) scelte di una vita dominata dal senso del peccato e da un cattolicesimo imperante, chiudendosi, però, a riccio, in una laicità debordante ed imprevedibile in un film di Scorsese (dirà il Morandini:”è il film più laico del cattolico Scorsese”), American Gangster è tutto votato ad una moralità comportamentale che sfugge a tentativi di classificazione e che si scinde in etica di facciata e travaglio, scelta interiore. Sfugge il labile confine che definisce, in modo esatto, la rettitudine di un uomo, guardando, mirando l’attenzione al lato personale o analizzando l’aiuto che può “produrre” in un mondo corrotto e dilapidato da brutture immanenti. Il buono e il cattivo si leggono su due prospettive diverse, giungendo ad un tentativo collaborazionista. In una Harlem bagnata, dominata dai colori cupi e scuri, si notano, indiretti e ingombranti, i frutti di un progresso che sta per bombardare l’intera umanità: un vecchio televisore grigio, dalle piccole dimensioni, trasmette le immagini di una geostoria in continua evoluzione. 1968, guerra del Vietnam, i soldati, in una natura impervia e impenetrabile, quasi maledetta, si danno all’abuso di oppiacei, marijuana,eroina; 1968, Harlem, New York, dopo la morte del Gangster Bumpy Johnson, uomo del popolo che distribuisce tacchini nel giorno del Thanksgiving, il fidato Frank Lukas ne guadagna l’eredità morale e l’esperienza. Nasce, tramite Frank( “Io sono un uomo del Rinascimento”), un nuovo marchio di fabbrica, un nuovo tipo di eroina trasportata direttamente nelle bare dei caduti nella guerra vietnamita, la Blue Magic, che si insinua nel mercato per un rapporto qualità/prezzo senza paragoni. Richie Roberts. Dall'alto della commissione narcotici, indaga a capofitto, con una condizione familiare alle spalle di disagio (esplicito il messaggio morale nel lungo attacco che la moglie fa al marito:“Pensi che andrai in Paradiso solo perché sei onesto? Andrai allo stesso tempo all’inferno come quei poliziotti corrotti che non puoi sopportare”). L’incontro Alì/Joe Frazier (intrigante l’integrazione storico-culturale) segna il punto di svolta e i relativi movimenti per la cattura e lo smantellamento della rete. Poi la strada della collaborazione. Da una storia vera, Ridley Scott si trasforma in Scorsese e dà spessore ai due characters vivi e virtuosi di Washington e Crowe. Sembrano “fatti della stessa pasta”. Moralmente. L'epopea di Scott è perfetta, solo che non è memorabile. E proprio quest'aspetto delimita un buon film da un ottimo film. Detto questo, Ruby Dee, che vinse un SAG per il ruolo, vale, da sola, il prezzo del biglietto.
Se “The Departed” esprimeva l’essenza amorale, in una Hell Street di morte che rattoppava pezze di violenza e saccheggiava episodiche e grottesche (Jack Nickolson) scelte di una vita dominata dal senso del peccato e da un cattolicesimo imperante, chiudendosi, però, a riccio, in una laicità debordante ed imprevedibile in un film di Scorsese (dirà il Morandini:”è il film più laico del cattolico Scorsese”), American Gangster è tutto votato ad una moralità comportamentale che sfugge a tentativi di classificazione e che si scinde in etica di facciata e travaglio, scelta interiore. Sfugge il labile confine che definisce, in modo esatto, la rettitudine di un uomo, guardando, mirando l’attenzione al lato personale o analizzando l’aiuto che può “produrre” in un mondo corrotto e dilapidato da brutture immanenti. Il buono e il cattivo si leggono su due prospettive diverse, giungendo ad un tentativo collaborazionista. In una Harlem bagnata, dominata dai colori cupi e scuri, si notano, indiretti e ingombranti, i frutti di un progresso che sta per bombardare l’intera umanità: un vecchio televisore grigio, dalle piccole dimensioni, trasmette le immagini di una geostoria in continua evoluzione. 1968, guerra del Vietnam, i soldati, in una natura impervia e impenetrabile, quasi maledetta, si danno all’abuso di oppiacei, marijuana,eroina; 1968, Harlem, New York, dopo la morte del Gangster Bumpy Johnson, uomo del popolo che distribuisce tacchini nel giorno del Thanksgiving, il fidato Frank Lukas ne guadagna l’eredità morale e l’esperienza. Nasce, tramite Frank( “Io sono un uomo del Rinascimento”), un nuovo marchio di fabbrica, un nuovo tipo di eroina trasportata direttamente nelle bare dei caduti nella guerra vietnamita, la Blue Magic, che si insinua nel mercato per un rapporto qualità/prezzo senza paragoni. Richie Roberts. Dall'alto della commissione narcotici, indaga a capofitto, con una condizione familiare alle spalle di disagio (esplicito il messaggio morale nel lungo attacco che la moglie fa al marito:“Pensi che andrai in Paradiso solo perché sei onesto? Andrai allo stesso tempo all’inferno come quei poliziotti corrotti che non puoi sopportare”). L’incontro Alì/Joe Frazier (intrigante l’integrazione storico-culturale) segna il punto di svolta e i relativi movimenti per la cattura e lo smantellamento della rete. Poi la strada della collaborazione. Da una storia vera, Ridley Scott si trasforma in Scorsese e dà spessore ai due characters vivi e virtuosi di Washington e Crowe. Sembrano “fatti della stessa pasta”. Moralmente. L'epopea di Scott è perfetta, solo che non è memorabile. E proprio quest'aspetto delimita un buon film da un ottimo film. Detto questo, Ruby Dee, che vinse un SAG per il ruolo, vale, da sola, il prezzo del biglietto.
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