Già alla vigilia di Natale i dubbi su questa terza stagione della saga horror si moltiplicavano.
Vuoi i -parecchi- episodi dispersivi, vuoi i personaggi non sfruttati a dovere, vuoi le storie parallele che annacquavano il risultato, i primi 9 episodi facevano storcere il naso facendo pendere la bilancia verso il piatto del trash e non verso quello del genio.
Ora che si è arrivati alla conclusione, il risultato non cambia, facendo di questa stagione quella meno solida e, soprattutto, discontinua, dove l'ambientazione ai giorni nostri non aiuta di certo le streghette a decollare.
Quello che manca, visto il titolo della serie, è proprio l'ingrediente horror, quei brividi e quel gusto per il disgusto che negli scorsi anni avevano conquistato anche i non affezionati del genere. A New Orleans e sotto la regia di Fiona, invece, la paura non si affaccia quasi mai alla porta, lasciando spazio a soluzioni di sceneggiatura ricche di cliclé e di sangue, certo, ma ampiamente finto.
Non bastano infatti qualche omicidio, qualche incantesimo e qualche strage a regalare notti insonni, no, né l'interpretazione come sempre ricca di fascino e di carisma di Jessica Lange.
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E passiamo allora alle attrici, che in questi 4 episodi finali hanno finito per non accettare nessun salvagente che nel MidSeason si era loro lanciato: Kathy Bates, quella da cui più ci si aspettava, rimane ancora relegata in un angolo, con il suo personaggio poco approfondito che a parte qualche momento passato di violenza gratuita delude più di tutti; stessa cosa per Angela Bassett che giganteggiava nei primi episodi e che è poi stata persa per strada causa alleanza e infine Taissa Farmiga e la sua compostezza che davvero annoiano.
Il problema sembra così quello di non riuscire ad entrare in empatia con nessuna delle streghette e se l'odio (e l'ammirazione) per Emma Roberts e la sua Madison può in qualche modo unire, per il resto si arriva alle Seven Wonders senza sapere chi tifare e già sapendo chi diventerà la prossima Suprema.
Non si salvano per nulla, infine, i maschietti, visto come sono stati fatti fuori senza remore dal cast Josh Hamilton e Alexander Dreymon, e Peter Evans è in perfetta simbiosi con il suo personaggio.
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A questo punto, può innalzare il tutto la regia?
Nì, dato che la ricerca ossessionante di nuovi punti di vista per la macchina da presa e movimenti al limite dell'impossibile vogliono essere geniali, risultando invece irritanti nella loro volontà di stupire.
A conti fatti, poco c'è da salvare, e se qualche frase (qualcuno ha detto Balenciaga?) resterà iscritta nel cult, questa stagione con i suoi inserti musicali proprio no!
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