Amianto Olivetti, 17 rinviati a giudizio: a processo anche De Benedetti e Passera. Fra gli imputati l’imprenditore Roberto Colaninno. Undici proscioglimenti. L’udienza si aprirà il 23 novembre.
Sono 17 su 28 le persone rinviate a giudizio per le morti da amianto all’Olivetti. Tra gli imputati, tutti ex presidenti, amministratori o dirigenti dell’azienda dal 1963 al 1996, Franco e Carlo De Benedetti, già presidente della società di Ivrea, Corrado Passera, ex amministratore delegato, e l’imprenditore Roberto Colaninno, che risponde di un solo caso di lesioni colpose. Il gup Cecilia Marino ha prosciolto i consiglieri privi di deleghe o di incarichi operativi e ha ritenuto di non dover procedere per una serie di vicende, fra cui quella della presunta contaminazione dei locali di una mensa aziendale. Fra gli undici indagati che escono dal procedimento, i due figli di De Benedetti, Marco e Rodolfo. La decisione è arrivata al termine dell’udienza preliminare. Un 18esimo imputato, Silvio Preve, era già stato rinviato a giudizio alcune settimane fa in un procedimento separato. Gli altri ex vertici a giudizio sono: Renzo Alzati, Onofrio Bono, Giuseppe Calogero, Filippo Demonte Barbera, Roberto Frattini, Luigi Gandi, Manlio Marini, Camillo Olivetti, Anacleto Parziale, Luigi Pistelli, Maria Luisa Ravera, Paolo Smirne e Pierangelo Tarizzo.
da www.ilgiornale.it
Attraverso un suo portavoce, l’imprenditore Carlo De Benedetti ha fatto sapere di essere «amareggiato per il rinvio a giudizio deciso dal gup del Tribunale di Ivrea», ma di «restare convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati». Ha inoltre ribadito che «nel periodo di permanenza in azienda, l’Olivetti ha sempre prestato la massima attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con strutture organizzative articolate e con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell’epoca».
La Procura di Ivrea aveva aperto un’inchiesta l’anno scorso per la morte di 14 ex lavoratori dell’Olivetti per patologie che l’accusa, sostenuta dal pm Laura Longo, ritiene correlate all’esposizione all’amianto, e per un caso di lesioni colpose. Ad essere chiamati in causa coloro che, a partire dagli anni Sessanta, avevano ricoperto incarichi dirigenziali e di vertice, o sedevano nei consigli di amministrazione. Secondo le ricostruzioni delle indagini della Procura, in molti stabilimenti era presente l’amianto. Veniva utilizzato per la fabbricazione della macchine da scrivere e dei calcolatori, o come materiale edilizio per il rivestimento degli ambienti di lavoro, delle condutture e per l’isolamento delle fonti di calore. I dipendenti sarebbero venuti a contatto in tutti questi luoghi con le fibre cancerogene, capaci di provocare tumori dopo anni di latenza, come il mesotelioma pleurico.
I metalmeccanici della Cgil hanno scelto di costituirsi parte civile a processo. Per Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil a Torino, la decisione del gup è «un passo importante per fare giustizia, per tutti coloro che fino a oggi e, purtroppo, per gli anni a venire, moriranno per una patologia che non lascia scampo». Ha inoltre dichiarato:
«La decisione di oggi, che pure assolve i semplici membri del Cda, consente di andare a processo e stabilire finalmente le responsabilità anche individuali, a partire dagli esponenti più autorevoli, evitando lo scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica».
Accanto alla Fiom, ammessi come parti civili, la Fim-Cisl, l’Inail, i familiari delle vittime, le associazioni delle famiglie Afeva e Anmil, il Comune di Ivrea, la Città metropolitana di Torino e un gruppo di Comuni. L’udienza si aprirà il 23 novembre.
S.C.
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