lunedì 12 dicembre 2011 di Marilisa Dones
Una volta laureati o preso atto del fatto che in Sicilia le prospettive lavorative sono molto basse, molti degli amici che componevano il “gruppo storico” sono andati via, su al Nord o all’estero, in cerca di lavoro o per proseguire gli studi universitari o post-universitari.
Dopo una prima, vana, ricerca di un impiego in terra natia, a poco a poco, a uno a uno, a due a due, hanno preso il volo (o la nave) e si sono trasferiti.
Chi si è ambientato e chi no. La maggior parte di loro hanno avuto la fortuna di trovare impiego o concentrare la ricerca nella stessa zona, ricreando un piccolo nucleo del vecchio gruppetto e organizzando le uscite del sabato.
Chi trasferendosi ha cercato di ricostruirsi una nuova cerchia di amicizie, anche se con difficoltà e molto spesso con persone anch’esse emigranti, chi ancora soffre la lontananza e rimpiange i vecchi amici e le serate passate a chiacchierare davanti una birra o un piatto di spaghetti o rimpiange il cornetto di fine serata.
L’8 dicebre ha sempre aperto la stagione di giocate a carte che riuniva tutti, tra un pandoro e una patatina, la propria fortuna, visto che nel gioco delle carte non si può certo parlare di abilità. E si andava di Bacarat, 7 e 1/2 e cucù.
Beh, avvicinandosi Natale, quest’anno, molto più dei precedenti, per chi rimane, quindi me e i pochi “superstiti” la mancanza dei vecchi amici si fa più forte. E forse anche per loro, nelle terre desolate e fredde, sarà lo stesso.
E si ricordano con affetto le serate a vedere film all’una passata per decidere quale vedere, perché qualcuno ne aveva visto la maggior parte, le ore passate a chiaccherare facendo “taglio e cucito”, persino le discussioni su cosa fare il prossimo sabato, i week end in campagna con le mangiate apocalittiche, come se avessimo subito chissà quale guerra.
Beh, in questi giorni più degli altri si ricorda la quotidianità con i nostri amici, perché è di questo che si parla, della mancanza del condividere tutto quello che la vita di ogni giorno riserva.
Mancano i pomeriggi dopo il lavoro o lo studio passati sul letto con l’amica più cara a discutere del perché e del per come quello o quella si è comportato in una certa maniera…
Certo, è vero, oggigiorno siamo fortunati, perché grazie a skype, facebook, msn possiamo avere tutti ad un tiro di bit, però… non è la stessa cosa.
Non vivi l’estemporaneità del momento: non puoi, o quanto meno diventa più difficile, prendere il telefono e chiamare la tua confidente, per raccontarle tutto, perché vive, magari, al di là delle Alpi.
Ovviamente in città stringi nuove amicizie sincere e ti trovi a vivere determinate cose con gente nuova o gente rincontrata dopo tanti anni di lontananza, che non ti conosce da una vita, ma a cui tu vuoi bene e che te ne vuole ugualmente (o almeno si spera).
E ti ritrovi a pensare che qualche anno fa credevi di condividere l’età adulta (o semi) con i tuoi amici di sempre, che li avresti invitati spesso a cena nella tua casa nuova, che ti avrebbero aiutato a decidere quale pavimento o colore usare per ristrutturare i bagni, pensavi persino che i figli avrebbero frequentato le scuole insieme, proprio come avevi fatto tu con loro. E invece realizzi che non è così e che tutte queste cose non avverranno molto probabilmente.
Non dico che sia brutto avere amicizie nuove. Assolutamente. Anzi, per una come me è bellissimo, perché mi piace conoscere gente sempre nuova e appagare la mia logorrea.
Dico solo che è strano ritrovarsi a trent’anni ad avere pochi degli amici di sempre alle tue feste di compleanno o alle cene a tema o alle giocate a carte. Pensi che è un po’ triste, però ti consoli dicendoti che non ci sono perché stanno costruendo qualcosa di importante per la loro vita, anche se lontano da te.
E ti consoli anche perché quando tornano o li vai a trovare provi una felicità immensa e vorresti abbracciarli fortissimo e ti rendi conto che niente è cambiato e difficilmente cambierà, perché tutti gli anni, tutti i sabati, tutte le estati passati insieme, tutte le telefonate interminabili hanno creato qualcosa che va al di là delle distanze e che in quei brevi periodi ti scaldano il cuore e ti portano più vicino a loro.
E alla fine ti ritrovi con più amici di quelli che avevi immaginato. E, in fondo, tra la tristezza, sei felice.