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Amici miei come tutto ebbe inizio

Creato il 01 aprile 2011 da Cobain86
Amici miei - come tutto ebbe inizio

Amici miei - come tutto ebbe inizio

Neri Parenti decide di tornare sul luogo del crimine marchiato da Monicelli e Nanni Loy riproponendo i cinque bischeri toscani in splendida forma. Sarà stato mantenuto lo spiriti originale o ci hanno di bello buggerati? Buona lettura!

La trama
Nella Firenze di Lorenzo il Magnifico 5 galantuomini si divertono con bischerate caraterizzate da un cinismo spietato e da un bisogno di allontanare lo spauracchio della morte che incombe (soprattutto in tempo di peste): si utilizzano nani, amanti, schiave e quant’altro per ridere di gusto e far passare la giornata.

I paragoni illustri
Rispetto ai precedenti (o successivi, visto che parliamo di un prequel) capitoli rimangono intatte e cristalline lo scambio di persona (il povero Ceccherini arriverà a non sapere più chi é), le burle ai danni della chiesa (ma qui possiamo tirare in ballo anche il celebre Il marchese del grillo di Sordi, sempre diretto da Monicelli), l’abbattimento di gerarchie e il viavai di numerose amanti.

Mancano le zingarate, ovvero grandi scherzi attuati in trasferta (ma l’epoca non consentiva grandi viaggi, per cui possiamo soprassedere tranquillamente): a aprte quello lo spirito goliardico e il cinismo spietato dei primi tre è stato trasportato in maniera cristallina, senza nulla togliere ai tre illustri predecessori.

La tecnica, la musica, l’emozione
Qui la risata diventa più sottile, basata a volte sul nonsense delle situazioni: impresa quasi impossibile, a detta di molti, per chi fa solo cinepattoni. Neri Parenti invece dimostra di avere una marcia in più rispetto ai Vanzina e crea intrighi e paradossi (specialmente verbali) molto comici, che fanno scompisciare il pubblico in sala.
Il capovolgimento delle situazioni e la voglia di divertirsi, anche di fronte alla morte, spadroneggiano nel film e lo rendono un delicato assaggio per chi conosce già i fratelli, una piacevole scoperta per chi non li ha mai visti.

Nel complesso gli attori (Michele Placido, Giorgio Panariello, Paolo Hendel, Christian De Sica, Massimo Ceccherini) si dimostrano all’altezza e ben colgono lo spirito strafottente delle bischerate toscane. La fotografia è abbastanza basilare, non si vedono particolari scelte stilistiche (d’altronde anche Monicelli all’epoca era abbastanza lineare) e la musica ricorda le atmosfere fiorentine del Magnifico con garbo, sottolineando senza infamia nè gloria le varie situazioni.

La graticola finale
Pur riconoscendo i primi due capitoli come capolavori monicelliani e amandoli incondizionatamente, capisco che il cinema ogni tanto debba rispolverare le vecchie glorie  e tentare di comunicare con un linguaggio nuovo i grandi successi della nostra storia cinematografica. Senza nulla togliere a Monicelli, quindi, credo che Amici miei – Come tutto ebbe inizio ben si schiera nella trilogia, superando forse in creatività il terzo capitolo, ormai arrivato un po’ alla frutta rispetto alla genialità dei precedenti.

La risata non sguaiata basata sul ribaltamento della logica comune e la bravura degli attori portati in scena fanno emergere due caratteristiche principali: le qualità poliedriche di De Sica, qui finalmente in un ruolo di più ampio respiro dove possa mettere sul tavolo la sua capacità attoriale (sempre facendo ridere, ovvio) e la capacità di Neri Parenti, finalmente in un ruolo diverso dai produttori seriali di storielle cinepanettonesche (e si mettono alla prova con due colonne portanti del nostro cinema).

Forse non un capovaloro ma sicuramente un film da vedere, ha ottime carte da offrire per un’ora e 50 minuti di sane risate. Consigliato.

Voto: 7/10

Marco


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