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Targa allo Zini per Vittorio Staccione, calciatore antifascista ucciso a Mauthausen

Creato il 17 giugno 2015 da Cremonademocratica @paolozignani
Targa allo Zini per Vittorio Staccione, calciatore antifascista ucciso a Mauthausen

Chissà che cos'avrà provato Vittorio Staccione, quando la Nazionale di Vittorio Pozzo vinceva i Mondiali nel 1934. Allora la carriera del calciatore piemontese, nato a Torino nel 1904, si stava già concludendo a soli trent'anni. Stava giocando in Prima Divisione nel Savoia, e l'anno dopo sarebbe tornato a lavorare come operaio alla Fiat. Era antifascista, ed era destinato ad essere arrestato ripetutamente dalla polizia segreta del regime fascista. Non fu una vita facile la sua. Dopo aver conquistato con la maglia della Fiorentina la promozione dalla serie B alla serie A, nel campionato 1930-31, venne ceduto al Cosenza in serie B invece di tornare nella massima divisione. A Firenze il centrocampista aveva conquistato i tifosi, con 94 presenze, a partire dal 1927. Lo si può immaginare felice accanto alla moglie Giulia Vannetti, che aspettava una figlia. Poi la tragedia. Giulia Vannetti nel 1930 moriva durante il parto, come anche la neonata Maria Luisa. Fino a quel momento la vita e la carriera di Vittorio Staccione era stata in ascesa. Targa allo Zini per Vittorio Staccione, calciatore antifascista ucciso a Mauthausen

Dopo l'esordio nel Torino in serie A nel '23-'24, con tre presenze in campionato, Staccione veniva ceduto alla Cremonese per farsi le ossa. Aveva iniziato nelle giovanili del Torino e il suo desiderio era tornare alla sua squadra d'origine. A Cremona dimostrò di avere qualità e meritò di tornare nel capoluogo piemontese.

Aveva cominciato a giocare nei campetti di periferia, da ragazzo, nel primo dopoguerra ed era stato scoperto dal Torino. Allora non avrebbe mai immaginato che cosa gli sarebbe capitato.

Portava dentro di sè però una convinzione profonda: non cedette mai al fascismo, non si allineò mai al pensiero e al potere dominante e pagò con la vita il suo senso di giustizia e il suo amore per la libertà.

Targa allo Zini per Vittorio Staccione, calciatore antifascista ucciso a Mauthausen

E' un esempio, anche lui, come calciatore, tanto più in anni come questi, ma anche allora, di come lo sport possa legarsi ai valori più degni e più belli.

Arrestato, venne deportato dalle SS con il fratello Francesco nel campo di concentramento di Mauthausen, nel marzo del '44. Picchiato più volte dai nazisti, venne ferito a una gamba e non curato, al punto che dovette morire, perché era considerato un nemico politico. Si spense nel febbraio del '45, pochi mesi prima della liberazione, che non vide mai per quanto, come si può immaginare, la desiderasse con tutta l'anima.

In suo ricordo il sindaco Gianluca Galimberti ieri gli ha dedicato allo stadio Zini una targa, che reca scritto "simbolo dell'impegno sociale, civile e politico; lottò sui campi della vita per la libertà e la fratellanza degli uomini".

"Il percorso della memoria - ha detto il sindaco - ci dice che cosa siamo e che cosa vogliamo essere. Oggi è una tappa importante di questo percorso. Una cosa della vita di Staccione voglio sottolineare: il dolore ha colpito questo giocatore antifascista e lui ha deciso di rispondere al dolore dando la propria vita per la comunità, lottando per qualcosa che vale. Consegniamo ai giovani questa targa e consegniamola soprattutto a noi adulti perché se allora c'è stato Staccione, oggi questa società ha bisogno di adulti così, testimoni capace di dire che l'interesse privato non vale se non commisurato all'interesse della comunità, al bene comune".

L'iniziativa è del Panathlon di Cremona, con il patrocinio della presidenza della Figc, della Gazzetta dello Sport, del Torino, della Fiorentina e della Fondazione Museo della Fiorentina. Vittorio Staccione lascia così un segno nella storia del calcio: per lui la Barbara Broz ha suonato il violino della Shoah, che era stato donato al Comune di Cremona da Carlo Alberto Carutti, un violino che giunge da un campo di concentramento nazista. La targa è stata realizzata dallo scultore Mario Coppetti. Ha partecipato il presidente del Coni Lombardia Oreste Perri.


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