La verità è che quando non mi sentite per qualche giorno significa -tremate tremate- che sto architettando una qualche minghiata.
C'era una volta una blogger bravissima* che coniò un termine fantastico per descrivere le sue produzioni, che volevano essere DIY di livello e invece le uscivano sempre un po' sgangherate: erano tutti FAIL-DA-TE, i cugini sfortunati dei tanti talentuosi fai-da-te che impazzano nella blogosfera.
Io che non ho mai usato le manine per una beata fava tranne che mettermi lo smalto e subito dopo mangiarmi le pellicine, da un anno quasi mi improvviso creativa: dapprima furono i boshi (dai che ve li ricordate tutti), di cui riempii inermi amici e parenti, poi il raptus distruttivo su un paio di jeans innocenti, per approdare, con il vento della tracotanza in poppa, nella vasta landa delle macchine da cucire (terra per lo più inesplorata).
L'estate mi ha vista impegnata in attività ginniche (ebbene) e tutti quanti credo abbiano tirato un nascosto sospiro di sollievo nell'illusione che la mattana del fai-da-te mi fosse passata.
E INVECE NO!
Tornato l'autunno, mi sono chiesta: con quale attività potrei impiegare le pause tra una tisana e un pisolino sul divano la sera?
Logicamente, il mio nuovo hobby avrebbe dovuto rispondere ai medesimi criteri dei suoi predecessori di cui sopra, e vale a dire:
- stimolare la naturale associazione mentale con circoli di pensionate che organizzano mercatini di beneficenza;- produrre una quantità di scarti sufficiente a deturpare mezza casa;- essere di totale inutilità;- avere un nome carino.
E fu così che saltarono fuori gli Amigurumi.
Cito da Wikipedia: "Gli amigurumi non hanno un uso pratico; sono creati e collezionati per ragioni estetiche. Caratteristica estetica degli amigurumi è essere kawaii".Behhh! Posso forse resistere alla tentazione di qualcosa che è kawaii? Ovvio che no.
Con tutta la mia supponenza mi sono diretta a grandi falcate verso la mia merceria di fiducia, ho varcato la porta, forte dei miei progetti di gloria e ho tuonato: "Devo fare gli amirugù. Gli arigumù. Gli ambaribù. Gli stramaledetti animali all'uncinetto perdio!"
Sono tornata a casa armata di uncinetto 3, un'intero RAL 840 di spolette di cotone, tutta la bambagia delle terre di Tara e un libricino di istruzioni per fare dolcetti orribili. A morte i dolcetti, io volevo fare uccellini, gattini, cagnolini, lumachine, topolini e il resto dell'arca.
Ho iniziato con tanto entusiasmo. Madonna che fatica. Andate in palestra voi? Puah. Io per imparare a fare il cerchio magico avrò perso 4 etti. Ma alla fine si sa, la parte più difficile è sempre l'inizio. Poi vado come un treno. Ragazzi, sono lanciatissima. Sforno una coppia di gufi. Meh. Sono un po' strani. Cioè, un po' stortini. Ste perline per gli occhi me li fanno un po' indemoniati. Non sono soddisfatta e allora, seguendo una cristallina logica, penso che il gufo è uno stronzo. Non devo sprecare tempo con questi schemi da principianti, provo qualcosa di più alla mia portata, provo il gattino.
Trovo lo schema su www.creativitàorganizzata.it, è di tale Stipenhaak, una tizia olandese, ed è così:
Carini no? Non sembrano complicati, sono delle palle con le orecchie-una coda-cose. Ce la faccio di sicuro.
Due giorni e parecchi capelli persi più tardi...
Che dire. Sembra un incrocio tra un barbapapà e un birillo coi baffi. Ha le orecchie completamente spanate, diavolo. E in generale ha un'aria così triste, così triste, che non so se mettermi a ridere o lasciarmi spezzare il cuore.
Va beh, ci ritento. Questa volta sarò attenta, maniacale. Conterò tutti i punti. Chiuderò i nodini con erculea potenza. Andrà bene, lo so. Sarà un coniglietto bellissimo, esattamente uguale a quello di Stephanie, Makezine.com:
Non sono adorabili? E alla fine, beh, sono quattro palline. Secondo me ce la faccio.
Credo che la Bestia qui di sopra sia appena scappata dal set de L'Esorcista.
E allora che facciamo, ci arrendiamo? Giammai! C'è ancora troppo spazio vuoto nella vecchia piccola fattoria della Gianni.
Un saluto dallo zoo degli orrori! (Tenente alla larga i vostri bambini)
Che paura!!!
*La blogger bravissima di cui vi dicevo si chiama Valentina, e trovate i suoi fail-da-te che tanto fail non sono sul suo blog che si chiama Plastica, dove purtroppo non scrive più molto spesso perché è passata a parlare di cose serie (leggi modamodamoda ma anche arte e lifestyle) sulla sua nuova pagina Inspire with Grace.