Articolo ripreso da Goodmorningumbria.it
I dieci racconti di “REALE VIRTUALE – Ritratti di donne nell’era digitale” di Viviana Picchiarelli (Bertoni Editore), a cura di Costanza Bondi, propongono al lettore profili di donne immerse, ciascuna a suo modo, in situazioni esistenziali difficili.
Sotto la lente d’ingrandimento dell’autrice emergono le ansie, le paure, le angosce che attanagliano queste donne dell’era digitale, quasi tutte nel fiore degli anni, quando sarebbe, invece, giusto dare e avere il meglio: è una gravidanza pensata come un grande fastidio o la constatazione che non c’è più tempo per avere quel figlio che pur sarebbe piaciuto; è la difficoltà di trovare un lavoro adeguato alle proprie aspettative, al proprio titolo di studio o la delusione più amara dopo l’illusione di aver raggiunto una meta ambita; è l’ansia di rapporti che si giocano bene nel virtuale ma che non reggono al reale, fatto anche di mogli e figli con le loro esigenze: è il panico che può sconvolgere l’esistenza quando iniziamo a guardarci dentro o quando la vita ci mette in discussione; è il dramma terribile di chi la vita la subisce invece di viverla, non sa modificarla o accettarla ma non riesce nemmeno a fuggire, schiacciata com’è da tutto quello che ha intorno e dal malessere che vive; è il culto della propria immagine, della propria bellezza che condanna alla solitudine quando ti eri illusa che eros fosse tutto.
Si salva da questa voragine, anche se un po’ scricchiolando, la protagonista di “In solitaria” e la Libraia dai capelli rossi di “Emozioni di carta”; in questi due racconti c’è un po’ di speranza. Sì, perché il mio timore, leggendo, è che le situazioni che descrive Viviana non siano finzione letteraria ma “tranche de vie”, pezzi di vita, situazioni reali abbastanza diffuse di una condizione femminile difficile e di una presenza maschile di basso profilo; ci sono maschi, tutt’al più, nelle storie, ma non uomini.
Alcune note di grigiore esistenziale mi hanno riportato a sensazioni provate, tanti anni fa, durante la lettura di alcuni racconti di “Gente di Dublino” di James Joyce: vite incupite, sommerse dalle ceneri di quello che era un fuoco.
Con questa Opera Prima, Viviana ha messo a frutto il suo talento naturale nel cercare di cogliere l’essenza delle cose. Imprenditrice, scrittrice, ma anche appassionata lettrice di romanzi e racconti, di cui spesso scrive recensioni in modo mirabile.
Sicuramente farà molta strada.
Amneris Marcucci
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