Che cos’è dopotutto l’insegnamento? E’ insegnare ad essere liberi, a gestire la propria libertà, fatta di continue scelte, di continue prove, di continue sfide, di continue rinunce, di continui confronti…
Ho insegnato molti anni scorsi, nel 1977 e poi il 78 e poi il 79…quando la scuola era un’edificio borbonico nonostante il ’68 e nonostante i decreti delegati e nonostante non ci fosse ancora aria di crisi economica e di collassi culturali.
Per una stupida miopia che si impossessa di chi non se la sente di lanciarsi, di chi non vede nel proprio lavoro un’occasione di crescita, di chi si sente figlio di un dio minore, di chi pensa che potrà fare nel futuro quello che il presente non gli riserva, mi sono messa a fare la donna che lavora per il marito, prima, e poi la donna che lavora per arrotondare il bilancio, dopo.
Insomma, mi sono accontentata di un lavoro senza importanza, senza autonomia, senza passione, senza rischio, senza creatività…e come se non bastasse, ho trovato gente degna di tale lavoro, persone amorfe, senza stima di sè, senza dignità, senza formazione, per lo più vittime loro stesse dei loro ingranaggi psicologici o vittime blasfeme e meritevoli di un sistema, quello burocratico e gerarchico, che ti opprime, che non ti lascia speranza, che ti riduce a numero, ignorando che si è delle incredibili risorse umane che attendono solo di capire d’esserlo…
Senza rendermene conto ho perso gli anni migliori, quelli in cui ti sentiresti per natura padrone del mondo.
Poi un giorno è arrivata una nuova rivoluzione, un nuovo ’68, è arrivata cioè la rete nel mondo della scuola, così com’è entrata, prima timidamente e poi prorompentemente nel mondo del lavoro e nel sistema comunicativo in senso lato. E dal quel giorno la scuola sta cambiando, sta cambiando sul serio, sta veramente aprendosi al mondo reale, al mondo molteplice, al mondo interculturale, e tutto questo grazie alla forza del web, grazie alla semplicità di connessione e di scambio informativo e formativo che la connessione on line permette di realizzare a tutte le sue migliaia di unità operatrici…
Unità che si uniscono, che vanno a formare gruppi, che vanno a mobilitarsi congiuntamente all’interno di un progetto comune.
Già, le migliaia di piccole grandi testoline che si mettono davanti alle loro tastiere per trasmettere messaggi, contenuti, progetti, idee, sentimenti, pulsioni, dubbi, problemi…
E così è tornata la speranza che anche la scuola può essere diversa, che anche l’insegnamento può ritrovare-trovare se stesso, non perchè prima siano mancati i bravi maestri, non perchè ora siano scomparsi i cattivi insegnanti, ma perchè sta crescendo dentro la formazione il concetto di apprendimento reale, di scambio formativo continuo, di abbattimento delle distanze non solo fisiche e logistiche ma soprattutto mentali, psicologiche e spirituali.
Tutto questo non l’ho compreso solo grazie alla comparsa della rete; prima di arrivare alla rete ho cominciato a credere in me stessa, mi sono voluta laureare, e poi è venuto il master, e poi i corsi di formazione continua…e così che l’appetito vien mangiando ed ora non c’è pasto per quanto succulento che io potrei ritenere esaustivo, conclusivo, bastante, se non quello che manca all’appello, quello che ha da venire…
Sì, scuola del futuro, scuola in mutamento, scuola che si interroga, scuola che si dissocia, che non si spaventa delle sfide, che prende coscienza di sè, che si fa carico del proprio ruolo sociale…
Siamo tutti alunni che imparano, siamo tutti formatori che insegnano, nella stessa aula studenti e docenti si relazionano dentro un’etica, dentro una propria idea di vivere e sentire l’insegnamento come apprendimento e l’apprendimento come insegnamento.
E’ in questo nuovo avvento che è nato il Manifesto degli insegnanti, un manifesto che sta volando sulla rete di pagina in pagina, di mano in mano, di condivisione in condivisione, e per il quale rinnovo a tutti quanti l’invito a sottoscriverlo, basta cliccare sul suo sito ed aprire la pagina firma anche tu
L’invito è aperto non solo agli insegnanti, ma anche ai genitori che hanno i loro figli nel mondo scolastico e che sono stati loro stessi studenti più o meno infelici; è rivolto ai ragazzi che stanno vivendo direttamente il loro periodo di crescita e di maturazione…anzi, soprattutto a loro ai quali il manifesto è dedicato, per i quali è stato pensato, sui quali si fa conto per un effettivo mutamento culturale che sappia valorizzare le indiscutibili risorse tecnologiche accanto alle innumerevoli e nascoste risorse di pensiero.
Del resto è in atto un qualcosa di molto spontaneo e di molto concreto nello stesso tempo; la rete è già operante ad un livello informatico e gestionale, è già strumento principe del sistema operativo ministeriale, quello che ancora non è stato portato a sviluppo è l’uso didattico, pedagogico e formativo che tale strumento permette a tutte le varie migliaia tra le sue molteplici utenze.
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