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Costruito con un'attenzione quasi maniacale per il dettaglio, il mondo di Her è un impressionante puzzle (concettuale ma anche estetico) che non si limita a postulare teorie sull'ingerenza dei media nelle dinamiche sociali contemporanee ma, sfruttando i canoni del genere (la storia è narrata in un futuro che potrebbe essere domani), si serve della rappresentazione di un possibile sviluppo tecnologico per dirci chi siamo noi mentre ci specchiamo in esso.
Il regista è talmente abile nella gestione dei registri (si passa dal melodramma alla fantascienza senza soluzione di continuità, e sempre con un carico superlativo di poesia ed equilibrio) da creare un amalgama perfetto in grado di farci sentire ciò che sente il protagonista. La sequenza d'apertura, con un Phoenix intento a dettare, sguardo fisso sullo spettatore, una delle struggenti lettere che è pagato per scrivere, ci prende per mano e ci accompagna lungo un toccante e originalissimo viaggio sentimentale in una Los Angeles estremamente high-tech, dove chiunque vive in simbiosi perenne con smartphone, auricolari e videogame virtuali.Ma tutto, in questo film, è incredibile. Dalla magnifica colonna sonora degli Arcade Fire alla calda fotografia pastello di Hoyte Van Hoytema, passando per l’ennesimo ruolo da non protagonista per una sempre troppo sottovalutata Amy Adams, qui struccata, spaesata, delusa dall’amore e legata ad una vecchia amicizia col protagonista. Ma il fulcro è Phoenix. Dire che l'attore è in uno stato di grazia risulta definizione addirittura riduttiva: Phoenix è decisamente il motore dell'intero progetto, in ogni singola scena la sua bravura dirompe con grazia ed empatia riuscendo magnificamente a manifestare ora con uno sguardo ora con un tic i suoi dubbi, i suoi tormenti, il suo candore e il bagaglio di rimpianti che gli zavorrano l'esistenza. La capacità dell'attore di aderire al personaggio è totale, soprattutto nell'esprimerne in maniera naturale la solitudine e (l'auto)isolamento.Ovviamente non si può non segnalare la bravura di una Scarlett Johansson qui finalmente slegata dalla sua fisicità elegantemente "curvy" e pertanto capace di istillare sensualità e intelligenza alla sua Samantha con il solo utilizzo della voce (ed è per questo che mai come stavolta sarebbe un delitto non godere del film in lingua originale, pur con tutto il bene che si può volere - e gliene si vuole - a Micaela Ramazzotti che "impersona" il SO nella versione italica). Sempre presente ma mai invasiva, amante, amica e confidente segreta, Samantha è la donna perfetta. Un'intelligenza talmente superiore da sostituire la mancanza di contatto fisico con l'ausilio della fantasia. Ma anche nel futuro ecosostenibile di Spike Jonze l'amore finisce irrimediabilmente per tradire se stesso e, in fondo, si cambia attraverso il dolore e lo sgretolamento delle illusioni. Grandissimo cinema, una visione davvero speciale, in grado di lasciarti stremato e attonito, ammirato, persino un po' commosso. Applausi.
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