Il neosindaco mi preoccupa. Nel primo consiglio comunale, durante il discorso d’insediamento contemporaneo al drammatico sfratto di via Filzi (sei rumeni buttati fuori, famiglia divisa: tre alla Caritas tre dai parenti), ha parlato di “sacralità laica delle istituzioni”.
Allora che cosa resta a Cesare, se Dio si prende tutto? Credevo che il Nazareno avesse già troppo da fare.
Il problema è che il neosindaco (o bisogna chiamarlo nunzio laico?) veniva da due conferenze dei servizi dedicate all’Arvedi, industriale cattolico e assai generoso verso la Chiesa cremonese, oltre che ammiratore delle trivelle d’acciaio.
Avremo un Comune che vuole più rispetto per la manutenzione delle sacre aziende? I miracoli dovranno farli quelli con le tasche vuote.
O avremo un Comune utile ai cittadini afflitti da una via Crucis interminabile?
Sarà dura, perché il divino Amore è in agguato: si è dimesso da consigliere comunale di Bordolano per impegnarsi solo a Cremona. A “Vita Cattolica” l’ex assessore dichiarò prima di perdere i voti (Galimberti invece ha “preso i voti” ma non fraintenderà, spero) che avrebbe difeso il proprio operato partecipando alle commissioni e confrontandosi con la prossima amministrazione. Un cenacolo di commissione delle politiche sociali. Ci sarà posto per gli sfrattati a un simile banchetto di cavalieri del Sacro Palazzo?
E poi: davvero il Comune di Bordolano è così sereno che non ha più bisogno di Amore?