La vignetta di Franco Tabacco interpreta così l'articolo pubblicato ieri da Gigi Sanna. Fa sorridere, come molte cose maledettamente serie e austere. Ciò che Gigi racconta nel suo lungo e per niente facile articolo avrebbe suscitato un grande interesse in una società culturale non malata, come quella nostra, da provincialismo. Interesse, naturalmente, non significa accettazione della tesi sostenuta o condivisione parziale di essa. Mi accontenterei, ci accontenteremmo, di una contestazione puntuale. Non ci sarà.A una prima lettura, certo, sembra inverosimile che in Sardegna ci siano segni che abbiano puntuali riferimenti culturali e linguistici nel Vicino Oriente. Che quel bronzetto ci parli di un Dio comune in maniera persino più puntuale dei tanti scritti della “biblioteca nuragica”. Poi si rilegge l'articolo e l'incredulità cede poco a poco strada alla considerazione che una tale mole di dati ha bisogno di altrettanti dati uguali e contrari per essere messa a tacere. Ma ci vuole un grande amore non solo per la scienza ma anche per la propria cultura per metter fronte a una questione – quella della scrittura nuragica, e ora della acculturazione con il Vicino Oriente – che è più facile risolvere alla M. de La Palice: “La scrittura nuragica non esiste perché è noto che non esiste”.
Dopo la rimozione
E questo grande amore per la scienza e per la propria cultura è merce rara fra quanti per mestiere e per mandato devono tutelare e ricercare. Sulla ricerca è meglio stendere un velo neppure troppo pietoso: la ripetizione dell'errore è l'esercizio più consueto. Circa la tutela, ai tanti scandali denunciati su questo blog si aggiunge ora quello rivelato da Leonardo Melis e riguardante s'Arcu de is forros di Villagrande. (Guardate, se volete, questi scatti di Neroargento che ne fotografava il primitivo splendore e confrontateli con quello fatto dopo la rimozione).Ci vuole un enorme disprezzo nei confronti dei beni culturali che si è chiamati a tutelare per compiere uno scempio simile. Altri, commentando il post di Melis, hanno detto quel che andava detto e non aggiungo altro. Farei solo un invito a Marcello Madau che nei giorni scorsi ha scritto un indignato articolo su un quotidiano sardo di protesta per lo spezzatino che ci si appresta a fare dei Giganti di Monte prama. Giusto, a parte il carico ideologico dell'indignazione, il suo richiamo al rispetto del contesto. Mi aspetto, prof Madau, una analoga sua indignazione nei confronti della decontestualizzazione degli altorilievi di s'Arcu de is forros.