Lei musa sfuggente apparteneva al mondo acquatico, a cio' che esiste al di sotto della placida superfice acquea, quella stessa superficie dove Actilia andava a rimirarsi ma che non osava toccare. Lui che era di natura sgraziata, in quel corpo confuso e mezzo animale ma che gettava incanto sull'intero bosco, solo all'udire il suono del suo flauto.
Virginia aveva capelli lunghi e sottili come fili di ragnatela, argentei come fulmini contro nubi nere. La sua pelle sembrava cosparsa di tante piccole pagliuzze irridescenti.Actilia l'amava da impazzire e per tenerla vicino a se, l'aveva messa in quella vasca dorata. Di tanto in tanto le bagnava la nuca, versandole piano dell'acqua e la intratteneva suonando il suo flauto. Ma non era abbastanza, qualcosa li teneva ancora separati.“Perche' piangi?” Lei chiese sporgendosi oltre il bordo.“Perche' tu non sei mia.” Lui le rispose, accuratamente evitando lo sguardo penetrante di lei.Virginia sorrise, le sue lunghe e affusolate dita si intrecciarono a quelle tozze e scure di lui.“Questo e' un amore inumano.” Lui sospiro' guardando la mano delicata di lei nella sua, grossa e pelosa.“Perche'?”“Tu non appartieni a questo regno, tu sei figlia dell'acqua e io figlio della terra. Capisci?” Le mani di lei scivolarono via dalla sua presa.“Virginia ti prego.” La imploro'.“Actilia, non vi e' confine ne' separazione, poiche' io bagno te e tu ti nutri di me. La terra mi accoglie e io mi fondo in lei e tutto e' un circolo perfetto.”Per un lungo attimo i loro sguardi rimasero legati cosi come le loro dita, poi Virginia si immerse, e le acque increspate si richiusero sopra la sua nuca platino, lasciando Actilia ad osservare la sua mano bagnata.July 2011 - Testo di di {Sir} Koala Londinese vietata riproduzione anche parziale.
Scritto in treno mentre andavo ad Oxford.