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“Amore tango” di Maria Finn

Da Vivianap @vpicchiarelli

NZOMaria scopre che il marito la tradisce. Lo caccia di casa, ma è disperata, non dorme, non mangia, non lavora. Poi prende una decisione fondamentale: inizia a frequentare un corso di tango. “Balli il tango?” mi chiese lui. Mi misi a ridere e risposi “No, mai”. “Dovresti prenderlo in considerazione”. E insieme ai passi impara ciò che il tango ha da insegnare su alcune parole fondamentali nella vita di ogni persona: l’amore, la perdita, il dominio, la capacità di lasciarsi andare, lo stile, l’intuito, il rischio. Il rischio che bisogna correre per capire di che pasta si è fatti e quel che si vuole veramente. Nelle milongas di New York Maria scopre la musica, la storia, la bellezza del tango argentino e scopre finalmente se stessa. El abrazo, La Salida, La Caminita, El Ocho, ogni figura è un passo verso la riconquista della vita. Un appassionato memoir dedicato al potere salvifico del tango, un tributo alle sue virtù taumaturgiche. “Ho cominciato il tango per imparare come si può stare con qualcuno senza aspettarsi nulla. Come trovare un equilibrio con un’altra persona”.

“E’ un ottimo strumento per imparare come si può stare con qualcuno senza aspettarsi nulla, come trovare un equilibrio con un’altra persona”

Il libro è il resoconto di un vero e proprio percorso di guarigione.

Non un manuale, dunque, sebbene i titoli dei vari capitoli, che riportano i nomi di passi e figure del ballo, potrebbero far pensare al contrario.  Si tratta, piuttosto, di un appassionato mémoire che narra la vicenda sentimentale di Maria, moglie tradita rimasta sola dopo aver lasciato il marito fedifrago. Da qui, inizia per lei un percorso di “riabilitazione”, che passa attraverso la rielaborazione della perdita, la consapevolezza e la ritrovata serenità grazie soprattutto al tango, strumento primario di riapproprazione della propria dimensione sociale e socializzante.

Lungo la lettura diventa via via più evidente che ogni capitolo rappresenti un passo verso la ripresa della consapevolezza del proprio sé e del rapporto con l’altro, ormai pesantemente compromesso dagli eventi.


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