Ma meno peggio di quanto temessi. La ‘parabola’ artistica dei finlandesi può, a mio parere, tranquillamente riassumersi in due fasi: una ascendente, che va da The Karelian Isthmus fino ad Am Universum; una sostanzialmente discendente, a parte la breve parentesi che reputo una delle migliori dei loro ultimi 15 anni (mi riferisco a Skyforger), che va da Far From The Sun a Circle, album che non ho avuto neanche il coraggio di recensire. I primi dieci anni di vita della band di Holopainen e Koivusaari sono stati tutti evoluzione e sperimentazione, dopodiché la normalizzazione, ovvero la stabilizzazione nel roster della Nuclear Blast. Sembra che da questa dannazione non se ne esca proprio e la label non è certo un capro espiatorio; credo sia in larga parte responsabile di questo appiattimento (a partire dai suoni) così come lo è stata per tante altre band da essa ‘normalizzate’.
La prima anticipazione da Under The Red Cloud, risalente ormai a qualche tempo fa, è Death Of A King: un brano sicuramente godibile, che riprende le classiche fisime degli Amorphis, quindi le influenze musicali orientali frammiste a quelle folkloristiche della propria terra, un potente growl (con uno Joutsen mai così cavernoso) alternato a voce pulita nelle parti melodiche. E funziona, niente di mirabolante ma quantomeno godibile, appunto.
La seconda anticipazione è Sacrifice: un pezzo alquanto semplice che ricorda troppo l’accanimento con cui gli Amorphis ‘seconda fase’ ricercavano il ritornello catchy a tutti i costi. (Charles)