Amphawa e la sorpresa sotto l’albero: Wat Bang Kung
Devo dirla tutta: viste le premesse non mi andava proprio di attraversare la strada per vedere l’ennesimo tempio. Meglio restare lungo la sponda del Mae Klong a guardare i ragazzini pescare piuttosto che entrare in un altro Wat di recente costruzione dove la cosa più interessante sono le traduzioni in inglese delle indicazioni per i cessi.
Non prendetemi per blasfemo ma è un po’ come quando facevo il turista per Roma e mi costringevo ad entrare in 20 chiese in un giorno mentre passeggiavo senza meta… alla fine sembrano tutte uguali, no? Così è per i templi qui in Thailandia: presi dall'entusiasmo, soprattutto all'inizio, ne visitiamo tanti ma poi non ci ricordiamo il neanche il nome e ce li confondiamo un po’ riguardando i mille scatti alle statue di Buddha in tutte le posizioni.
Per di più, arrivati a Wat Bang Kung (วัดบางกุ้ง in tailandese) mi sono subito storto per via di uno “pseudo-zoo” dove struzzi, dromedari, cinghiali, capre e altri animali vengono tenuti in condizioni che meriterebbero di essere segnalate all'ente protezione animali - se solo ce ne fosse uno davvero efficente qui in Thailandia! Al tutto aggiungiamoci pure il caldo afoso e le zanzare.
Sappiatelo, la curiosità prima o poi mi ucciderà!
Di Amphawa e del suo mercato galleggiante ve ne ho già parlato (cliccando su questo link potete trovare facilmente il post) e quindi sapete che di tanto in tanto ci torno e alla fine faccio sempre le stesse cose: una passeggiata fra le bancarelle, un abbondante spuntino a base di gamberetti o calamari alla griglia e una gita in barca fra i canali della foce di questo fiume della provincia di Samut Songkhram a caccia di lucciole.
Se la gita ad Amphawa la fai insieme ai tailandesi ovviamente al tutto non può non aggiungersi anche la visita ai templi! Per soli 60 Baht eccoci così a fare la nostra bella escursione con tanto di sosta a 3 dei templi principali della zona (nota bene: le escursioni le trovate anche a 50 Baht a testa ma con soli 10 Baht in più allungherete il giro fino a dopo il tramonto quando si possono vedere “grappoli di lucciole” brillare fra gli alberi).
Wat Bang Kung (cliccando qui la posizione su Google Map) è un complesso di edifici la maggior parte dei quali risale all’inizio del XVIII secolo quando il tempio venne trasformato in una fortezza avamposto nella battaglia fra il Regno di Siam e i Birmani. Ci si arriva facilmente anche senza prendere la barca visto che si trova lungo la strada che costeggia il fiume Mae Khlong a soli 6 km a nord di Amphawa. In alternativa direttamente dal mercato galleggiante basta prendere una delle barche che fanno fare le escursioni ai turisti.
Oggi questo tempio è sia un luogo di culto che un memoriale a testimonianza dell'eroico sacrificio compiuto dall'esercito di Ayutthaya per ridare la libertà agli abitanti di questa parte della Thailandia. Abbandonato lo “zoo” e attraversata la strada ci si imbatte in statue di soldati sparse fra gli edifici per la preghiera. Sulla sinistra, in lontananza, un gruppo di alberi sembrano dar riparo ad un altare meno importante.
Le radici dei “banyan tree” (Ficus benghalensis in italiano, le stesse piante che hanno reso famoso Ta Prohm ad Ankor) hanno letteralmente inglobato le pareti in roccia e mattoni della piccola sala dell'ordinazione creando la fusione perfetta fra il lavoro dell'uomo e quello di Madre Natura. Da lontano è difficile scorgere il gioiello che si nasconde fra gli alberi. La storia di questa parte del tempio, anche nei documenti in tailandese, pare piuttosto confusa ma gli affreschi interni risalenti al 1600 sono chiara testimonianza dell'influenza del Regno di Ayutthaya in questa parte della nazione.
Se quindi volete vedere una parte di Thailandia fuori dai soliti percorsi turistici, potreste tranquillamente trascorrere un paio di giorni ad Amphawa, soggiornare in uno dei resort costruiti lungo il fiume e noleggiare una bicicletta per andare alla scoperta di questi angoli meno conosciuti del paese. In fondo, per vedere i posti più famosi c'è sempre tempo, no?
Tutte le grandi scoperte si fanno per sbaglio.
Arthur Bloch, La legge di Murphy