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Analisi e recensione de ‘Il piccolo principe’

Creato il 20 marzo 2014 da Valeria Vite @Valivi92

1 Talvolta le fiabe per bambini appassionano anche gli adulti perché la loro trama semplice e fantastica nasconde un messaggio profondo che può appassionare i lettori di ogni età. Le petit prince è un sottile libricino di nemmeno una centinaia di pagine scritto da Antoine de Saint-Exupéry in francese e in inglese. La Reynal & Hitchcock scelse di pubblicare prima la versione anglofona il 6 aprile 1943, l’uscita dell’opera in francese avvenne invece qualche giorno dopo.

La breve storia (se non ricordate la trama cliccate qui) dell’amicizia tra un aviatore precipitato nel deserto e un biondo principino proveniente da un asteroide lontano fu un successo editoriale in ogni angolo del globo.

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Un pilota scrittore

Antoine de Saint-Exupéry nasce del 1900 a Lione in una famiglia di nobili origini e, oltre ad essere uno scrittore di successo, è soprattutto un aviatore per professione quanto per passione. Fu infatti uno dei pionieri della compagnia aerea Aeropostale e, scoppiata la Seconda guerra Mondiale si arruolò nell’aeronautica militare francese; dopo l’armistizio del 1940, scappò negli Stati Uniti per combattere al fianco degli Alleati.

Il 31 luglio 1944 non fece ritorno da una missione di ricognizione sul Mediterraneo e di lui non si seppe più nulla sino al 2004, quando il relitto del suo aereo venne rinvenuto nella costa marsigliese. Dalle indagini fu evidente che Saint-Exupéry fu abbattuto da un pilota tedesco della Luftwaffe.

Saint-Exupéry considerò il mestiere di aviatore uno strumento d’investigazione della condizione umana e del senso di esistenza, com’è evidente in molte delle sue opere letterarie come Corriere del Sud, Volo di notte, Terra di uomini, L’aviatore e lo stesso Le petit prince. Sebbene il suo capolavoro sia proprio Il piccolo principe, l’autore vinse numerosi premi letterari nel corso della sua vita anche per molte altre opere, sia in Francia sia all’estero.

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La nascita di un capolavoro

Nessuno conosce con esattezza le ragioni che indussero Saint-Exupéry a scrivere Le petit prince, esistono infatti tre differenti versioni al riguardo.

Secondo l’aneddoto più fiabesco, dopo l’armistizio francese del 1940 l’autore sarebbe fuggito in esilio negli stati uniti, dove viene ricoverato in ospedale a causa delle conseguenze dei numerosi incidenti subiti proprio nel corso della stesura di Pilota di Guerra. Mentre un’amica, l’attrice Annabella, gli legge La sirenetta di Andersen per intrattenerlo, Saint-Exupéry decide di scrivere una fiaba comparabile. Nello stesso periodo ricevette in regalo dall’amico René Clair degli acquerelli, con i quali illustrò la vicenda. Si racconta tuttavia che l’aviatore realizzasse già da anni degli schizzi di un personaggio efebico che successivamente sarebbe diventato il Piccolo Principe.

Una seconda versione narra che il personaggio del Piccolo Principe nacque nel corso di una cena tra l’autore e il proprio editore americano Eugene Reynal. Si trattava di un periodo nero per Saint-Exupéry, poiché non amava particolarmente gli Stati Uniti in cui era fuggito in esilio e in quanto il suo ultimo libro, Pilota di Guerra, non era stato particolarmente apprezzato. Il fantasioso aviatore iniziò a disegnare sulla tovaglia dei personaggi di sua invenzione, tra i quali il biondo principino conquistò l’editore. Su suggerimento della moglie, desiderosa di tirare su il morale dell’amico francese, Eugene Reynal propose a Saint-Exupéry di scrivere un libro per bambini da pubblicare a Natale, dando inizio alla creazione de Le petit prince.

Secondo altre fonti invece l’autore progettava di scrivere una favola avente come protagonista un bambino da almeno sette anni. Si racconta che l’ispirazione sarebbe dovuta, alla morte prematura dell’amato fratello François, che nei giochi d’infanzia Saint-Exupéry soprannominava “il Re Sole”.

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Un lungo lavoro notturno

Su consiglio dell’amico Paul-Émile Victor, l’autore acquista gli acquerelli e si trasferisce in una casetta a Long Island, dove lavorerà al piccolo principe per tutta l’estate e gran parte dell’autunno. La stesura della favola procede di notte, tra un’incessante susseguirsi di sigarette e svariate tazze di caffè o lunghe telefonate notturne agli amici per domandare il loro parere; non di rado l’esausto scrittore si appisolava sulla scrivania. Talvolta gli amici posano per Saint-Exupéry come il figlio del filosofo De Konnick, che ha fatto da modello per alcune pose del Piccolo Principe, il boxer di Sylvia Reinhardt è invece servito per dipingere la tigre e il barboncino di un altro amico dell’aviatore ha posato come pecora.

Al termine del 1942 il manoscritto viene consegnato ad Eugene Reynal che, dopo averne ordinato la traduzione, lo pubblicherà il 6 aprile 1943 in inglese e, qualche giorno dopo, in francese. Proprio in questo periodo Saint-Exupéry lasciava gli Stati Uniti per unirsi alle Forze Francesi libere di stanza in Algeria.

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Un successo mondiale

Le petit prince è tra le opere letterarie più celebri del XX secolo ed è uno dei best seller più venduti della storia, infatti è stato tradotto in più di 220 lingue e ne sono state stampate oltre 134 milioni di copie nel mondo. Inizialmente l’opera è stata tradotta nelle lingue più diffuse nel mondo, successivamente sono state realizzate delle versioni in dialetti e parlate locali come il corso, il bretone, l’aragonese, il gallurese, l’esperanto e il guarani. La favola è stata inoltre tradotta in alcuni dialetti italiani, come il milanese e il friulano, e persino in toba, una lingua del nord dell’Argentina, con il nome di So Shiyaxauolec Nta’a e sembra essere il primo libro ad avere una traduzione nella suddetta lingua dopo il Nuovo Testamento.

La favola di Saint-Exupéry ha contagiato anche altre forme d’arte oltre alla scrittura: sono stati infatti realizzati cartoni animati, canzoni e spettacoli televisivi. Le petit prince ha conquistato il pubblico soprattutto a teatro, infatti sono stati realizzati innumerevoli spettacoli teatrali e musical che hanno commosso la platea affidando il ruolo del piccolo protagonista a biondi ed angelici bambini. Dopo il primo adattamento teatrale del 1964, diretto dal regista Raymond Jerome presso il Mathurins di Parigi, la fiaba del biondo principino è andato in scena in ogni angolo del mondo, riscuotendo ovunque uno straordinario successo.

Oggi Le petit prince è diventato un marchio  di proprietà degli eredi di Saint-Exupéry che realizza oggetti di vario genere  dedicati al Piccolo Principe dalle magliette agli orologi, dagli articoli di cartoleria alle trapunte; il negozio principale si trova a Parigi e il suo sito internet, scritto anche in italiano, offre un sacco di informazioni utili e di curiosità sull’opera e sull’autore. Il marchio del Piccolo Principe sembrerebbe andare a gonfie vele, considerando che quest’estate aprirà persino un parco dei divertimenti a tema.

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Una favola del Novecento

Il racconto de Le petit prince presenta tutte le caratteristiche del genere letterario della favola: i luoghi (un punto imprecisato del deserto del Shara) e i tempi (il primo giorno… il terzo giorno…) sono piuttosto imprecisati, i fatti narrati sono inverosimili, l’intera vicenda è intrisa di un forte senso della morale ed ha un evidente scopo didattico, gli eventi sono scanditi da una certa ripetitività, e il linguaggio e lo stile sono estremamente semplici proprio per essere compresi dai bambini.

La fiaba però si discosta dal racconto popolare in quanto presenta numerosi elementi tipicamente novecenteschi. L’aviatore in primis può comparire solamente tra i personaggi di un’opera del Novecento, proprio perché nei secoli precedenti non esistevano gli aerei. I vari personaggi incontrati dal Piccolo Principe possono essere inoltre identificati come delle allegorie o degli stereotipi del “mondo degli adulti”, vale a dire la società contemporanea; alcuni personaggi sono dei diretti richiami alla modernità pur essendo dei soggetti “classici” come il re e il lampionaio, ma altri sono dei veri e propri elementi del Novecento come l’uomo d’affari e il geografo.

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Una fiaba per adulti

L’opera inizia con una lunga dedica, che termina con: “À Léon Werth, quand il était petit garçon“. Léon Werth era un amico dell’autore e la sua dedica annuncia implicitamente al lettore che l’opera, pur essendo scritta rispettando la struttura e lo stile di una fiaba, affronta delle tematiche interessanti anche per un pubblico adulto.

Il tema centrale dell’opera è proprio la contrapposizione tra le assurdità del “mondo degli adulti” e l’universo dell’infanzia, in cui è possibile godere appieno dell’amicizia e della semplicità e della bellezza di tutto ciò che ci circonda. L’autore stesso dichiarò di rimpiangere di non essere rimasto bambino: “C’è una cosa che mi rattristerà sempre, ed è di essere diventato grande”. Il personaggio dell’aviatore del resto è una sorta di alter ego di Saint-Exupéry non soltanto per la propria professione, ma anche perché rimpiange l’età dell’infanzia.

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Leggere in francese

La brevità e la semplicità con cui è stato scritto il racconto rendono Le petit prince un’ottima lettura per studenti di francese alle prime armi. Essendo uno dei libri più letti al mondo, non è nemmeno difficile reperirlo in lingua originale in libreria. I più intuitivi potrebbero persino fare a meno del dizionario perché il lessico adottato da Saint-Exupéry è estremamente semplice.

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Fonti:


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