Sulla base di pattern inferenziali il programma permette di determinare l’origine etnica, il sesso, le preferenze politiche, etiche, religiose, ma anche abitudini di acquisto, stili di vita, orientamenti estetici, passioni.
La caratteristica più importante e rilevante è data dal fatto che, anche senza apprezzamenti in risposta a domini direttamente collegabili ( stati legati alla città in cui si vive o a provocazioni dirette su scelte esistenziali ) ma, appunto inferiti a molti altri dati spostati su altri domini, come la musica o la cucina, le collocazioni erano quasi sempre correttamente verificate.
il profilo sociopsicologico quindi è possibile anche senza denotare chi siamo ma semplicemente connotandoci.
Facendolo non con una conoscenza diretta, come potrebbe fare un selezionatore delle risorse umane o un insegnante, ma senza neppure essere consapevoli del semplice ilike dato superficialmente.
Questo apre per i social media potenzialità notevoli, perchè permette di profilare implicitamente gli utenti anche in assenza di dati primari, solo con l’incrocio dell’attività di apprezzamento, commento e scelta.
Potrebbe permettere strategie legate a contenuti che non siano necessariamente legate al prodotto, ma legate alla mappa dell’identità.
Anche le community e le nicchie, testimoni e mappe di stili di vita e inferenze di vario grado, potrebbero diventare luoghi dove la parvenza può diventare molto diversa dalla realtà. La creazione di ‘trap’ per la profilazione inferenziali potrebbe diventare indispensabile, specialmente ora che l’utente è molto più consapevole del valore della propria identità digitale e dei dati che potrebbe negoziare o blindare completamente. Queste esigenze potrebbero non venire mai risolte con le limitazioni sulla privacy in cui quasi sicuramente incontreranno i Big Data, i cui dati eterogenei sono difficilmente mappabili e difficilmente definibili come ‘puliti’, dal puntio di vista della privacy, per essere elementi tassonomici.
Un ilike è molto più neutro e integrato nella dinamica social, quasi ontologico, quasi necessario alla determinazione della natura relazionale dei social network. Scrivono i ricercatori:
È importante sottolineare che, data la sempre maggiore quantità di tracce digitali che le persone lasciano dietro di sé, diventa difficile per gli individui controllare quali dei loro attributi siano stati rivelati. Per esempio, evitare semplicemente contenuti esplicitamente omosessuali potrebbe essere insufficiente per impedire ad altri di scoprire il proprio orientamento sessuale.Le implicazioni dei dati aperti potrebbero far risorgere violentemente le identità anonime e la mascheratura degli indirizzi IP come risposta legale ad un potere diffuso del marketing e del controllo delle identità reali. Uno dei prossimi diritti sarà quello della blindatura identitaria?