Magazine Diario personale

Analizziamo i fatti

Creato il 02 gennaio 2013 da Razionalme
Antefatto o premessa, che dir si voglia.
Io sono nata con una predilezione. Unica e ultima. Me la son portata fino all'adolescenza sublimandola, approfondendola, centellinandola, a volte odiandola. L'ho poi coltivata fino all'età adulta e con pazienza sono riuscita a controllarla rendendola parte integrante di me stessa: come fosse una mia peculiarità caratteriale o addirittura fisica!
Io amo, io adoro, io celebro il latte!
Non c'è alimento in natura che potrei sostituire con tale nettare succoso e saporito, non c'è gusto più soave, non v'è papilla in festa se la mattina non parte con un bicchiere di latte fresco intero!

Ho imparato solo con il tempo a venerarlo come "pietanza", l'amore ad esso legato ha radici profonde che risalgono al profumo della mamma durante il bacio del risveglio, al rumore delle pantofole del nonno adorato mentre preparava il caffè, alle liti furibonde con il fratellino prima di andare a scuola. Insomma il latte è stato fedele compagno silenzioso di un'infanzia felice e tempestosa che inesorabilmente è scivolata via in un tempo, ahimé, troppo breve.
Era il papà che portava la colazione a letto ai suoi figli, era il papà che preparava il latte, era il papà che dosava la giusta quantità di caffè o cioccolato e zucchero tali da rendere quella bevanda - calda o fredda - perfetta. Era il papà che aggiungeva l'amore nel latte e il suo amore, sbagliando, dalle papille dei bimbi era tradotto in zucchero. Quanto più ce n'era, tanto più amore si gustava.


Fatto

La volontà, divenuta successivamente necessità, di questa donna ormai grande di abbassare la quantità del glucosio in eccesso dal proprio organismo ha fatto sì che ogni mattina ella (cioè io) eliminasse a poco a poco mezzo cucchiaino di zucchero fino a giungere alla completa sua assenza.
Le giornate hanno cominciato a divenire abitualmente grigie, la donna di cui sopra un giorno s'è poi ammalata e ha deciso consciamente di abbandonare durante la malattia (una futile e inutile influenza) il latte dell'infanzia sostituendolo al più adatto thè verde Twinings credendo così che con quest'ultimo avrebbe debellato quei microbi infami che infestavano le sue vie aeree.
E così è stato. Giorno dopo giorno un rinvigorente thè verde ha saputo riequilibrare gli equilibri, ristabilire i limiti della decenza, decongestionare la gola e i bronchi dell'ammalata.

Un rinvigorente thè... con zucchero.
Perché la donna di cui sopra mai si sarebbe sognata di ingerire quella bevanda amara. Durante il mese successivo il latte è stato dimenticato, il liquido verdastro paglierino ora colorava la sua tazza bianca a pois, la sua tazza blu, quella celeste e quella verde, quella rossa e quella arancione... insomma non c'era più modo di liberarsene. Ogni momento diveniva quello adatto alla ingestione dell'alimento caldo, ogni ripensamento non era possibile. Ella non pensava più al suo amato ex. Ella aveva dimenticato cosa significasse bere il latte.

Comprensione del fatto
Precludersi il piacere di un cucchiaino di zucchero ha fatto sì che la donna celasse quella parte di sé legata necessariamente ad un passato soave. I giorni eran grigi. La tristezza era nel cuore e la comprensione dei motivi diveniva sempre più difficoltosa fino a quando un giorno, grazie ad un regalo inaspettato (una moka tutta nuova), ella non ha potuto che constatare la realtà dell'accadimento: non era per noia che non beveva più latte, né perché il thè fosse più buono o più sano. Non beveva più latte perché quel latte senza zucchero non sapeva più di infanzia ed era divenuto pari a tutti gli altri alimenti comuni.
Analizziamo i fattiEpilogo 
La mente è un labirinto fitto e buio. Domandarsi i perché della mente non può che sbrogliare la matassa dei dubbi accumulati. Addentrarsi in quel buio e riscoprirne luci e colori dà non solo soddisfazione, ma anche un senso di leggerezza che si propaga nella quotidianità rendendola migliore. Agire su se stessi non fa che renderci felici. La ricerca della felicità è dentro un cucchiaino di zucchero.
Così come un vecchio adagio recita: se il coniglio gli agli ti piglia, tu togligli gli agli e tagliagli gli artigli!

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