Tornasole, il tuo secondo album, mescola molti generi e ispirazioni: reggae, folk, hip-hop, rock. C’è un filo conduttore che accomuna i brani e dà identità al disco?
Variare di genere rappresenta di per sé lo spirito del disco. Il mio approccio alla musica è multicolore, va in tante direzioni. Tema ricorrente, e sorta di titolo alternativo, può essere anche il viaggio: quando sei in movimento, cosa che a me capita spesso, hai modo di vedere cose nuove e diverse. E ogni volta hai bisogno di avere strumenti nuovi per decifrarle. Da qui, anche la parola Tornasole, che in ambito scientifico, si riferisce alla cartina che, immersa in sostanze diverse, ha la proprietà di cambiare colore. E nel disco ognuna delle 10 canzoni offre un colore differente. C’è poi una seconda accezione, riferita al brano “Il sole dentro”, il singolo sanremese, che è un augurio perché il sole torni a risplendere, in questi tempi bui dal punto di vista socio-politico.
Molto varie anche le importanti ospitate presenti nel disco: Frankie Hi Nrg, Bastards sons of Dioniso e Bunna.
Avvicinare queste collaborazioni così varie è stata una scelta voluta proprio per la diversità dell’album. Bunna l’ho conosciuto durante la promozione del primo disco e abbiamo fatto già numerose cose insieme. Con i Bastards siamo ormai amici da anni, mentre Frankie l’ho conosciuto suonando con Roy Paci in Svizzera. Roy non è presente, ma il suo spirito aleggia in Tornasole: è stato il tramite di molte collaborazioni. Diciamo che c’è ma non c’è.
L’incontro è forse nel tuo dna, essendo di origini siciliane e di casa in Trentino.
Sì, è stato decisamente un vantaggio. è un dato oggettivo il fatto che il meticciato e le occasioni di incontro siano fattori positivi e “più avanti”. Far incontrare i generi e le persone permette di arriva a più alti livelli di espressione e cultura. è bello quando faccio confusione tra trentino e siciliano. Una confusione che aiuta e crea qualcosa di nuovo. La mia musica e il mio pensiero si nutrono di questo e mi stupisco (in negativo) che esistano ancora fenomeni come il razzismo. In questo senso, la musica diventa uno strumento per portare realmente un messaggio. Tra i miei riferimenti, ci sono senz’altro cantautori di protesta, come Dylan, la Chapman, Marley e Ben Harper, che è il mio preferito.
La tua anima impegnata emerge anche nel testo di “Storia e memoria”
E' una canzone scritta inizialmente in inglese e basata sul rapporto tra un professore e uno studente, che si chiede come mai la storia parli solo del vincitore e mai del perdente. Per l’occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ho voluto stringere lo zoom sul nostro Paese, in particolare sulla mafia e sulla connivenza con lo Stato: un lungo susseguirsi di misfatti, raccontati sempre e solo da una parte.
Che ricordo hai del festival di Sanremo e cosa è successo nei mesi successivi?
E' innegabile che sia stata una vetrina importante, nonostante il mio background non proprio in linea. Ho vissuto quel mondo così diverso con filosofia, guardando in maniera critica e distaccata anche le cose che non andavano. Un ottimo modo per “farsi le ossa” e per capire come serva elasticità da parte del pubblico, sia quando l’artista in questione viene dalla scena underground sia nel caso in cui appartenga al mainstream. Le discriminazioni vengono da tutti e due i versanti, ma io sto bene così, nel fare musica in quanto musica.
Quali sono i tuoi prossimi concerti? E che live proponi?
Domani siamo a Roma, alle 21 in diretta su Radio Uno (dove suonerò anche il 29), e successivamente, verso l’una, mi esibisco Qube. Poi, il 16 scendiamo a Lecce alle Officine Cantelmo, insieme a Bunna e Apres la classe. In seguito, tante date consultabili sul mio sito. Dopo Sanremo si è allargata la platea, ma la band e la proposta sono le stesse. Ho la fortuna di suonare con tre amici trentini che mi seguono da sempre, più il tastierista degli Aretuska. Nessun turnista, ma vera sinergia e condivisione.
Hai una tua idea sulla vicenda del festival di Rototom, che è stato fatto trasferire dall’Italia alla Spagna?
Ci ho suonato due volte e paragonare una manifestazione culturale del genere al consumo di stupefacenti è stata una mossa indecente del Governo. Fa parte di qualcosa di orchestrato e di più ampio: un tentativo di censura e di spinta al mutismo generale.
Fonte: Terranews