1959: Anatomy of a Murder di Otto Preminger
Un titolo giustamente famoso, fonte di ispirazione di decine e decine di opere cinematografiche (e non solo…).
Il film -tratto dall’omonimo romanzo scritto da Robert Traver (pseudonimo di John D. Voelker, un vero magistrato) e diretto da uno dei più prestigiosi registi del cinema americano (1)- è sicuramente uno dei migliori prodotti di un settore particolare hollywoodiano: negli anni 50 e nei primissimi anni 60 vi fu un abbandono del colore e un ritorno al bianco e nero, considerato più adatto a lavori anticonformisti e più consono a un pubblico colto ed esigente (2).
Anatomia di un omicidio (impreziosito dagli innovativi titoli di testa di quel mago che fu Saul Bass e dalla splendida colonna sonora di Duke Ellington) suscitò immenso clamore, discussioni e polemiche a non finire: del tutto «nuovi» e «audaci» l’argomento trattato e il linguaggio adoperato (3). Naturalmente oggi il film ha perso gran parte della sua carica dirompente, l’alone di scandalo è scomparso… ma merita di essere ricordato e visto per essere uno dei più raffinati legal-thriller che il cinema americano abbia mai realizzato. Quasi tre ore di dialoghi e scene strettamente necessari, senza inutili lungaggini o pause superflue. Un miracolo di sceneggiatura regia interpretazione in un lavoro asciutto e scevro di qualsiasi orpello. Massimamente scorrevole e coinvolgente, emoziona e cattura la nostra attenzione come pochi film dello stesso genere.
Il cast è ai massimi livelli e costituisce un campionario del gotha hollywoodiano, tanti volti cari e indimenticabili e che qui danno il loro meglio. Spicca naturalmente uno dei giganti del grande schermo, un James Stewart giustamente premiato a Venezia e ai New York Film Critics Circle Awards (4).
Ottimi i giudizi della critica:
“…uno dei più avvincenti drammi giudiziari mai usciti da Hollywood” (il Morandini), “…un grosso successo per vigore del dibattito processuale, l’interpretazione di tutti, una certa franchezza di linguaggio (inconsueta per i tempi)” (il Farinotti), “Il film dura 160 minuti d’orologio, senza che ve ne accorgiate… Eccellente l’interpretazione di James Stewart” (Giuseppe Marotta), “Un ottimo legal thriller, da antologia… ed in cui viene esaminato in ogni dettaglio non tanto l’omicidio quanto piuttosto il sistema giudiziario americano e gli strumenti dei accusa e difesa” (Cineblog), “Preminger realizza un eccellente film sull’inestricabile rapporto tra giustizia, verità, innocenza e astuzia e ci consegna un enigma che solo può considerarsi risolto solo in apparenza. La messinscena dell’ambiguità è sottile e attenta” (Film.tv.it), “Molto moderno, addirittura audace per l’epoca (si parla senza batter ciglio di indumenti intimi, violenza sessuale, liquido seminale, ecc.), non ha bisogno di ricorrere a flash-back o altri espedienti del genere per tenere viva l’attenzione, nonostante la lunga durata. Film costruito finissimamente” (Cinemascope85), “La pellicola fa della sua ostinata ricerca di realismo la carta vincente… Per la sua eccessiva franchezza nel linguaggio il film ebbe anche qualche problema con la censura, soprattutto per alcuni riferimenti sessuali nei dialoghi. Eccezionale il cast, con in prima linea un impeccabile James Stewart” (Manuel Celentano).
note
(1) Ad Otto Preminger dobbiamo film celeberrimi ed esaltati da pubblico e critica: basti pensare a Laura (Vertigine) del 1943, Carmen Jones del 1954, L’uomo dal braccio d’oro del 1956.
(2) Innumerevoli i grandi film appartenenti a questo filone: da Non voglio morire a La parola ai giurati, da Piombo rovente a L’uomo dal braccio d’oro, da La ragazza del quartiere a L’asso nella manica, da Viale del tramonto a Che fine ha fatto Baby Jane?, da Psycho a Chi ha paura di Virginia Woolf?, da Fronte del ponte a Un tram che si chiama desiderio, da Il selvaggio a L’infernale Quinlan, da Mezzogiorno di fuoco a La morte corre sul fiume, da Nata ieri a Gli spostati, da L’uomo del banco dei pegni a Quelle due, da I giorni del vino e delle rose a L’uomo di Alcatraz a La parete di fango…
(3) Wikipedia ci ricorda che il film “all’epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche americane, suscitò un vero scandalo in quanto era la prima volta che si usavano parole come “mutandine” e per questo la pellicola subì un attacco da parte dei puritani che consideravano il film “sporco”” .
“Non ci si mise solo la censura: il padre di James Stewart comprò uno spazio pubblicitario sul giornale della sua città per esortare i cittadini a non andare a vedere il film” (Mario Sesti, Massimo Sebastiani).
(4) Stewart ebbe anche la nomination agli Oscar, gli fu preferito il Charlton Heston di Ben Hur: uno dei tanti errori della Academy…
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