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Anatra muta con melette selvatiche e salsa di fichi.

Da Melagranata

Un po’ di silenzio, please!

 

Anatra muta con melette selvatiche e salsa di fichi.

Salgo sul treno nella piccola stazione costiera: profumo di mare e di estate che va finendo. Ho un bel libro con me, per ingannare il lungo tempo del tragitto: è un treno di quelli lenti, un po’ vecchiotti, che si fermano ad ogni piccolo paese e hanno il ritmo antico dei viaggi di una volta. Mi siedo accanto al finestrino, contenta di queste ore regalate. Sistemo la borsa, allungo le gambe, apro il libro.
Ed entra lei. Ciao! Ma che piacere rivederti! Ma come stai? Ma come mai qui a ***? Ma i tuoi come stanno? Ma non sei  su feisbucc? Ma no, perché se no ti cerco, eh? Ma come mai ci siamo perse in questi anni?
E non si ferma più. Non ho letteralmente il tempo per rispondere alla sua prima domanda: come tento di aprire bocca, lei è già schizzata ad altri temi, parla, parla…chissà perché inizia tutte le sue frasi con l’avversativa? Smetto di provarci, tanto lei non vuole una chiacchierata, vuole un monologo… E così chiudo il libro e subisco l’onda d’urto dei suoi sproloqui.
 La figlia maggiore che ha un compagno “bellissimo, richissimo, chicchissimo” e vive a Bruxelles, ed è la responsabile universale e somma della più grande catena di nonsochè, la figlia minore che fa l’università a Parigi, ed è ovviamente bellissima, coltissima, fidanzatissima con il più bellissimo, strafichissimo, ultraricchissimo ereditiero della Lorena (o forse era l’Aquitania?)
E lei è taaaaaaaanto felice…e parla, parla, parla, senza prendere respiro, senza fare pause. La sua bellissima casa con giardino, la sua splendida villa in Riviera, e la cameriera e le amiche in comune che proprio non sente più…ma tu le senti ancora? 
Il viaggio dura un’ora e venti. E io sono stremata. E sorrido sempre, ho praticamente una paresi facciale!
Stiamo per entrare in stazione e lei ancora imperversa, poi, visto che mi alzo, sorridendo, pronta a scendere,  ripete Ma come mai ci siamo perse? Ma dimmi che ti trovo su Effebbi (dice proprio così, effebbì!)… e prende fiato. 
No, non sono su FB, mi dispiace, mento spudoratamente. E scendo. Se ci siamo perse, un motivo c’era! Penso.
Sorrido, davvero questa volta, alle mie due imperfette, non ricchissime e non superfichissime figlie, che mi vengono incontro affettuose. 
Per favore, state in silenzio per un minuto!

Anatra muta con melette nuove e salsa di fichi.

Anatra muta con melette selvatiche e salsa di fichi.

1 anatra muta con il suo fegato
6 scalogni
6 fichi
2 mele
brodo* , una tazza ca.
Buccia di limone
bacche di ginepro, un cucchiano
Calvados, 1 bicchiere
Burro, una noce
olio evo
timo

Pulire l’anatra.
Pulire e tagliare a coltello il fegato.
Tritare grossolanamente una mela, uno scalogno e grattugiare un po’ di buccia di limone, mescolare con un cucchiaino di fogliette di timo: unire il fegato dell’anatra, salare e bagnare con poco di calvados. Con questo miscuglio, farcire l’anatra. Chiudere bene, con alcuni stecchini o cucendo.
Porre l’anatra su una teglia appena unta d’olio evo, in forno, a 200° per circa un’ora e mezza, bagnando con poco calvados  e qualche cucchiaio di brodo, ogni tanto. Spennellare spesso con il fondo di cottura.
 A metà cottura, lavare le mele, eliminare il torsolo e tagliarle a fettine, contornare l’anatra con le mele e tre o quattro scalogni tagliati a metà. Terminare la cottura.
Sfornare l’anatra, sgocciolarla dal fondo di cottura, sgocciolare anche le mele e gli scalogni e tenere in caldo.
Lavare i fichi e tagliarli in 4 parti..
Rosolare in una padella uno scalogno tritato in una noce di burro, unire i fichi, bagnare due cucchiai di calvados e fiammeggiare..
Sgrassare il fondo di cottura dell’anatra, unire i fichi con il loro fondo, far insaporire poi passare al setaccio fino.
Servire l’anatra contornata dalle mele e nappata con la salsa.

Anatra muta con melette selvatiche e salsa di fichi.


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