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Anche Agrigreen è qui. Diffida al biogas di Rivarolo del Re

Creato il 04 aprile 2015 da Cremonademocratica @paolozignani
Anche Agrigreen è qui. Diffida al biogas di Rivarolo del Re

Liquidi di percolazione, ovvero liquami inquinanti, fuorusciti "in corpo idrico superficiale", cioè in un corso d'acqua: ecco che cos'ha constatato il sopralluogo della polizia provinciale il 28 ottobre dell'anno scorso a Rivarolo del Re. Ma la biogassista Agrigreen non ha dato immediatamente notizia dell'incidente agli enti di controllo. La ditta ha poi consegnato al settore Ambiente della Provincia una memoria che spiega in quale modo si potrà evitare che l'accaduto si ripeta e lo stesso settore Ambiente ha emesso un decreto di diffida il 30 marzo, inviando la pratica anche al Comune di Rivarolo del Re e all'Arpa.

Anche il documento è qui: agrigreen diffida biogas 37_2015_316.

Soprattutto è qui anche la riduzione delle risorse agli enti locali, ben lieti, eccome e di gusto in vari casi, nell'accogliere la disponibilità dei produttori di cosiddette energie rinnovabili a fornire energia a scuole se non case di riposo o altre attività di interesse pubblico. Pessimo scambio, perché le rinnovabili alla lombarda e all'italiana comportano anche problemi di rilievo. Infatti qui non si aderisce alla propaganda di Bioenergy e Cremonafiere, perché la strategia lì sostenuta produce problemi pubblici e vantaggi privati. Si può ben fare impresa in modo ben più dilettevole, con amenità e goduria per la pubblica utilità, come istiga l'art. 41 della Costituzione che taluni pravi vogliono smembrare.

Queste centraline a biogas consumano suolo agricolo, sono edifici dall'aspetto esteticamente discutibile (fabbricati a forma di grossi funghi con dei vasconi per il letame a lato) e sottraggono spazio alle coltivazioni di qualità. Infatti l'alimentazione di queste centraline "agroenergetiche" (dove arriva il malvezzo dell'ossimoro imprenditoriale!) è fornita da sottoprodotti agricoli che vengono appositamente coltivati, al posto di altre coltivazioni destinate all'alimentazione. Il risultato, sommando i fattori negativi dell'economia capitalista ma affamata di contributi pubblici, è che si compra il mais all'estero. Pessimo sistema, dalle origini lontane: l'agricoltura non si regge da sola tuttavia sia i privati che lo Stato sono approdati a un equilibrio di interessi, fra loro, che non collima con la pubblica utilità. Gli agricoltori sono diventati "imprenditori agricoli" e in nome della libertà d'impresa dell'ambiguità dell'economia "sostenibile" italiana ottengono contributi pubblici. Manca una politica seria: si fa confusione tra produzione di energie rinnovabili (che non dovrebbero implicare impatto ambientale) e politica agricola.

Rivarolo del Re è la patria di un caso fra tanti. Si osi compulsare il blog Sgonfialbiogas, ci si lasci trascinare dal baldo ardire di leggere cos'è successo a Roverbella, si clicchi sul link e si constati l'ostilità del Comune al cospetto del comitato, che si è permesso di sostenere che l'autocertificazione non basta per captare contributi.

Ovviamente la grancassa mediatica parla in tutt'altri termini. Ad esempio ecco il Corriere. E sempre evocando lo scambio tra posti di lavoro e ambiente, scassando però l'ambiente con la giustificazione retorica del verde, del green, del bio e altra ideologia: ed è senescente capitalismo.

Nella foto, l'imago del Corriere.


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