Anche i Blog scioperano

Da Daniele7

Sciopero Blog

Oggi, venerdì 9 luglio 2010 è una giornata storica. Per lo sciopero dei mezzi di trasporto pubblico? E che sarà mai? Vorrà dire che andrò alla posta e al supermercato a piedi o, come faceva mio nonno, con la bicicletta. Tanto fa caldo, siamo entrati a pieno regine nella stagione estiva e non dovrebbe piovere. Ma no, oggi c’è un altro sciopero, non so se più importante, ma certamente rilevante: quello dell’informazione. Uno sciopero in cui i giornali non sono stati stampati, i telegiornali non sono andati in onda, o al massimo sono andati in onda ma senza servizi, e il giornali on-line non sono stati aggiornati. Ed è proprio on-line il luogo dove ha inizio la vera battaglia virtuale. Finalmente i blogger come me, anche se non giornalisti, possono diventare protagonisti. Una categoria lavorativa non riconosciuta e non ancora annoverata tra quelle professionali, senza alcuna disciplina, che attraverso un canale di comunicazione non convenzionale, alternativo, fatto di blog, web tv, social network come Facebook e Twitter, si confronta a viso aperto con le Istituzioni del nostro Bel Paese. Ma senza gridare a gran voce, senza scendere in piazza a manifestare con bandiere e striscioni, bensì col silenzio intendiamo esprimere il nostro dissenso per un disegno di legge che limita la libertà di informazione. Con le manette alle mani, non saremo in grado, per 24 ore, di digitare sulle tastiere QWERTY dei nostri personal computer nessuna parola, nessun pensiero compiuto, né di caricare immagini o video. Questo è l’unico post anti-post di questa giornata sul mio blog: http://www.danieleurciuolo.com, che è necessario per spiegare agli amici, agli utenti del web, ai naviganti dell’internet-spazio, che il ddl del Governo che vieta la pubblicazione di atti giudiziari e intercettazioni, anche se per qualcuno è considerato “sacrosanto” perché protegge la privacy, non apporta nessuna tutela sul diritto altrettanto sacrosanto dei cittadini a conoscere le cose, e limita l’attività di diffusione delle notizie di giornali, radio, televisioni e blog.

Dal comunicato fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) si legge: “Una giornata di silenzio per protestare contro il disegno di legge Alfano che limita pesantemente la libertà di stampa e prevede pesanti sanzioni contro editori e giornalisti che danno conto di fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative”. Tutto tornerà alla normalità domani 10 luglio a partire dalle 6.

Dal sito del Corriere.it si legge: Una giornata di silenzio che in realtà serve a parlare. Una giornata senza radio, televisioni, giornali e siti Internet per far sì che siano i cittadini a rivendicare il proprio diritto a essere informati. Perché la protesta indetta dalla Federazione nazionale della stampa non è la difesa corporativa dei giornalisti, ma il grido di allarme di chi si preoccupa per gli effetti che avrà la nuova legge sulle intercettazioni: limiti forti alla possibilità di diffondere notizie; di fare informazione”.

E ancora: “Si parla di intercettazioni, ma quello che riguarda le conversazioni telefoniche e ambientali è soltanto uno dei tanti divieti di pubblicazione. Nessun colloquio registrato potrà mai più essere reso noto fino alla celebrazione del processo, così come gli atti di indagine anche non più segreti, perché ormai conosciuti dalle parti. «Bisogna salvaguardare la privacy dei cittadini», ripetono i sostenitori della legge. Principio sacrosanto, è vero, ma che va salvaguardato senza intaccare il diritto-dovere dell’informazioneLa scelta di imporre ai giornalisti di poter soltanto riassumere le carte processuali in realtà aumenta il pericolo che il contenuto di ogni documento possa essere riportato in termini lacunosi o strumentali. E priva persino gli indagati o gli arrestati della possibilità di utilizzare, per far valere le proprie ragioni, quanto affermato dal giudice o dalla pubblica accusa. Almeno fino al dibattimento. In quella sede la privacy evidentemente non si deve più tutelare, visto che anche le intercettazioni potranno comunque diventare pubbliche”.

Il timore è quello di perdere la libertà di raccontare l’attualità politica, economica e sociale dell’Italia, il rischio è quello di non trovare più articoli, inchieste, commenti, critiche, pareri su determinati argomenti, e si finirà a parlare solo di cani abbandonati, torte di mele e calcio-mercato, dimenticandosi dei veri problemi. Sotto l’ombrellone, mentre alla Camera e al Senato passeranno provvedimenti legislativi, gli italiani dovranno trovarsi un altro svago alternativo alla lettura del giornale, come ad esempio una bella partita a burraco o a bocce.


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