Ha del paradossale la vicenda che ha coinvolto quattro cittadini-utenti napoletani che hanno citato in giudizio la Circumvesuviana, chiedendo il risarcimento degli abbonamenti visto che il servizio non è stato regolare a causa degli orari non rispettati e delle corse tagliate. Ma il giudice ha dato loro torto. “La società di trasporto non ha rispettato gli orari ufficiali” è scritto nell’atto ufficiale “sopprimendo, senza alcun preavviso, le corse e senza assicurare collegamenti alternativi”. I quattro, quindi, si trovavano “costretti ad usufruire di altri mezzi di trasporto, sia per andare a lavoro, sia per accompagnare i figli a scuola, nonostante avessero stipulato un abbonamento annuale da settembre 2011 a ottobre 2012″. Salvatore Scala, Federico Scatola, Alessia Caiazzo e Domenico Nappi si sono rivolti così al giudice di pace nel 2012, aprendo un contenzioso con la Circumvesuviana, che oggi fa parte dell’Eav, e hanno chiesto per essa la condanna “al pagamento dei danni patrimoniali, quantificati in 1000 euro pro capite”.
Ma, alla fine, a spuntarla è, incredibilmente, la Circumvesuviana: il giudice Antonio Graziano ha infatti subito sottolineato come i quattro utenti “abbiano chiesto danni per disservizi che non potevano non conoscere avendo inserito, nell’atto, alcuni articoli di giornale che documentano ciò”. Ma, ed ecco la motivazione che sa di beffa, “la Circum, per quanto riguarda il taglio delle corse, ha agito per forza maggiore: è infatti noto che la Regione Campania non è in grado di far fronte a tutte le spese a causa della grave crisi che sta investendo tutto il paese”.Una crisi che, quindi, “condanna” i quattro che dovranno anche pagare le spese di giudizio. Piccola vittoria, invece, per la disastrata linea ferrovaria, che nei giorni scorsi è apparsa sulle prime pagine dei giornali per una incresciosa vicenda, ma che sicuramente non migliora la situazione attuale che è ancora molto vicina a quella descritta dai cittadini in questione.