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ANCHE IL PERSONALE VIAGGIANTE PUO’ AVERE LE SUE RAGIONI - L’aumento di produttività deve essere esteso anche al personale “indiretto”
Creato il 13 giugno 2012 da Ciro_pastoreI recuperi economici non possono derivare solo da un inasprimento delle condizioni del P.V. ANCHE IL PERSONALE VIAGGIANTE PUO’ AVERE LE SUE RAGIONI L’aumento di produttività deve essere esteso anche al personale “indiretto” Mi duole ammetterlo, ma la mia onestà intellettuale me lo impone: il Personale Viaggiante questa volta ha ragione. I recuperi di produttività scaturenti dalla nuova turnazione (ed annessa ciclicità 6+1) determinano, a conti fatti, una maggiore produttività complessiva di quasi il 25%. L’azienda recupera una cifra consistente (8 milioni, pare). Nei tempi d’oro, questo recupero avrebbe, a sua volta, determinato una redistribuzione (sotto altra forma) ai lavoratori stessi di parte dei proventi. In sostanza, io lavoratore aumento la mia produttività, tu azienda risparmi 100 ma, di quei 100, almeno un 40 me lo restituisci a mezzo “fantasiose” indennità/premi fissi. Ovviamente, oggi questa sorta di compartecipazione ai recuperi non è più attuabile. Alcuni sindacalisti oltranzisti, non consapevoli (o forse fintamente inconsapevoli) dello scenario pre fallimentare nel quale ci muoviamo, chiedono ancora oggi che quella compartecipazione dei lavoratori venga, in qualche modo, realizzata. Le trattative di queste ore per far “ingoiare” la pillola amara ai sindacati (di categoria e non) si arenano proprio su questo specifico punto. E seppure anacronistico il ragionamento dei sindacati non fa una piega, muovendosi sulla logica del “pagare moneta, dare cammello”. Il problema ora è, purtroppo, che la moneta non c’è, ed il cammello potrebbe restare senza cibo e morire presto di inedia. Quindi, più che occuparsi di quanto si può recuperare dal recupero di produttività (scusate il pessimo gioco di parole), i Sindacati potrebbero essere tentati di verificare se i recuperi richiesti al Personale Viaggiante siano stati estesi anche agli altri lavoratori. Operazione che potrebbe diventare allettante, anche se non servirà a ridurre i “costi umani” derivanti dal recupero di produttività imposto dall’azienda, con annesso corollario della decurtazione reale degli stipendi. Il passaggio al 6+1 e l’incremento di produttività media giornaliera, come ho già scritto nei giorni scorsi, produce, infatti, un taglio netto delle retribuzioni reali del personale diretto. Meno turni, meno straordinario, anzi, straordinario zero. Tale taglio, però, non si è finora manifestato per i lavoratori indiretti, molti dei quali continuano ad incrementare le proprie buste paga con prestazioni straordinarie fisse e continuative che hanno perso il loro naturale connotato di “straordinarietà”, finendo per diventare forme indirette di integrazione salariale. In sostanza, nel settore impiegatizio, accade quello che accade (e non accadrà più con la nuova turnazione) per il personale viaggiante. L’applicazione di turnazioni comode consentiva, infatti, di strappare un incremento delle retribuizioni reali, determinato dai turni in eccesso da coprire. So bene, ovviamente, che verrò tacciato di essere un sanguinario “guerrafondaio”, visto che propongo la brutale applicazione di una sorta di “guerra dei poveri”. Ma non posso esimermi dall’evidenziare che se sacrifici debbono esserci, che sacrifici siano per tutti. Quindi, anche il personale indiretto deve mollare la propria riserva di caccia costituita dal ricco tesoretto dello “ straordinario per nulla straordinario”. In fondo, si tratta della semplice applicazione della più antica norma che governa il vivere civile: l’equità. E per non passare per un facile profeta dei tagli (ma solo quando riguardano gli altri), avanzo la proposta di chiedere un “sacrificio” anche ai funzionari che, come tutti sanno, godono del privilegio di veder monetizzata la loro attività straordinaria a prescindere dalla reale effettuazione dello stessa, e per giunta per 14 mensilità, pensionabile e liquidabile. So bene, peraltro, che l’attuale indennità di carica ha perso il suo collegamento normativo con la sua primitiva genesi storica, finendo per identificarsi come una voce retributiva svincolata da qualsiasi maggiore prestazione e che, quindi, è legalmente non paragonabile allo straordinario. Nessuno, però, potrà negare che tale legame resta nei fatti. Pertanto, in un’epoca in cui si richiede a tutti gli altri lavoratori di sacrificarsi, l’indennità di carica non può (e non deve) restare un’oasi felice in cui potersi beare a discapito degli altri malcapitati. Ai funzionari e quadri aziendali va richiesta una prestazione aggiuntiva che possa in qualche modo compensarla. E a me pare che la necessità di incrementare l’attività di “controlleria” possa essere un modo per ottenere tale forma di compensazione produttiva indiretta. In sostanza, suggerisco l’idea che ai funzionari potrebbe essere chiesto di dedicare un quantitativo mensile di ore, parametrato alla indennità di carica percepita, per combattere il fenomeno dilagante dell’evasione/elusione tariffaria. Previa attribuzione della qualifica di “agente di polizia amministrativa”, piccole squadre di funzionari potrebbero (al di fuori del loro normale orario di ufficio) dedicarsi alla lotta ai “portoghesi”. Tale attività, peraltro, in una prima fase produrrebbe un incremento degli introiti, elemento non trascurabile nell’attuale situazione economica aziendale. Ma quantunque non producesse effetti significativi, il contributo dei funzionari andrebbe a costituire un elemento non trascurabile del sistema di equità che è reso indispensabile per rendere accettabili i sacrifici richiesti a tutte le altre categorie di lavoratori. Ciro Pastore Il Signore degli Agnelli
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