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Anche la Giustizia è nipote di Mubarak

Creato il 08 giugno 2012 da Albertocapece

Anche la Giustizia è nipote di MubarakLicia Satirico per il Simplicissimus

“La giustizia non è merce di scambio”, dice decisa Paola Severino dopo l’incontro dei ministri europei della giustizia. La frecciata della Guardasigilli è rivolta a Massimo Giannini, il quale – dopo lungo letargo – ha denunciato stamattina dalle colonne di Repubblica i baratti parlamentari sulle richieste di custodia cautelare di parlamentari improponibili, sulle nomine alla presidenza delle Authorities e sul testo blindato del ddl anticorruzione: quello su cui il governo è pronto a chiedere la fiducia. La ministra si spinge oltre: “se mancherà la fiducia, il governo andrà a casa”.
Non è il caso di coltivare illusioni. Il governo non intende affatto andare a casa: privo dell’appoggio dei poteri forti, continua a godere del sostegno dei poteri morti. Non può spiegarsi diversamente, infatti, la demolizione del reato di concussione su cui si impernia l’oggetto della fiducia. Al capezzale del moribondo articolo 317 del codice penale è stato invano invocato l’Ocse, ma più appropriato resta sempre il riferimento a una sedicente sedicenne marocchina.

Questa riforma s’ha da fare: lo esige il Pdl, lo tollera il Pd (con i suoi Penati nell’armadio). Nella sua attuale formulazione, la norma agonizzante prevede la reclusione da quattro a dodici anni per il pubblico ufficiale – o per l’incaricato di un pubblico servizio – che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringa o induca taluno a dare o promettere indebitamente, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità. La riforma severiniana prevede la scissione di questo reato nelle due fattispecie distinte della concussione “per costrizione” e per “indebita induzione”: nel primo caso la pena andrà da sei a dodici anni, mentre nel secondo si ridurrà da un minimo di tre a un massimo di otto anni.
Gattopardescamente nulla cambia perché cambi tutto: l’impatto della scissione del reato sulla prescrizione è disastroso, aggiungendosi ai danni endemici provocati dalla legge ex Cirielli. Un dato su tutti: se la riforma della concussione dovesse essere approvata entro l’estate, il leggendario processo Ruby potrebbe saltare. La sforbiciata alla prescrizione della concussione per “indebita” induzione è di ben cinque anni, ammesso e non concesso che il nuovo reato si ponga in continuità col precedente (in caso contrario, Berlusconi potrebbe essere assolto perché il fatto non costituisce più reato). Il Pdl, però, non è soddisfatto e spera di erodere ancora i margini della condotta punibile. Enrico Costa annuncia che il suo partito voterà la fiducia, anche se “è una scelta che soffoca il dibattito”.

Strano dibattito soffocante quello tra Pd e Pdl: due partiti in rotta di collisione su tutto approvano, con qualche mugugno, giusto il testo sulla concussione. Così, con 90 parlamentari indagati o condannati per corruzione, concussione, truffa e abuso d’ufficio, sarà varata la dissoluzione del più importante dei delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione. Vani i richiami della Corte dei Conti, il cui Rapporto del 2012 sul coordinamento della finanza pubblica denuncia un Paese devastato da corruzione e pressione fiscale. Vani i richiami (veri) dell’Europa sulla nostra prescrizione smart, sull’impotenza della giustizia italiana nelle sue lotte contro il tempo.
Ignoriamo il vero motivo per cui il governo Monti sia così legato ai partiti estinti che ci rappresentano alla Camera e al Senato, ma è assai significativo che chieda la fiducia proprio sulle spoglie della concussione e su quelle della riforma del mercato del lavoro: si tratta dei due cuori pulsanti della tutela dei diritti, mistificati uccisi flessibilizzati. Siamo concussi e infelici. C’est la vie: a due anni dall’avvio del processo sullo strano rapporto tra l’ex premier, la questura di Milano e la nipote apocrifa di Mubarak, l’unico a finire in galera è stato Mubarak.


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