Scritto da: Ivan Lagrosa 5 marzo 2014 in Attualità, News, Società Inserisci un commento
“Abbiamo constatato che gli investimenti delle organizzazioni criminali italiane si spostano all’estero dove minore è la pressione investigativa e dove gli ordinamenti e sistemi di contrasto sono più deboli”.
Queste le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, parole confermate da una ricerca di Transcrime, il Centro Studi sulla Criminalità dell’Università Cattolica di Milano che mostra come gli investimenti delle mafie sono particolarmente consistenti in quei Paesi in cui non è previsto il reato di associazione mafiosa e non ci sono misure di prevenzione per i sequestri.
Se per noi Italiani questo può sembrare un discorso persino banale, così non è per gli altri Paesi: una giornalista tedesca, Petra Rescki, sostiene infatti che in Germania le mafie sono viste come “fenomeno di folclore” che non richiede un adeguamento della normativa giudiziaria.
All’estero il 70% delle confische alle mafie riguarda auto o contanti: le aziende o le società gestite dalla criminalità organizzata non vengono toccate. È necessario che l’Europa “armonizzi gli ordinamenti di contrasto alle mafie”; è necessario “rendere possibile la confisca dei beni mafiosi fuori dall’Italia”; è necessario “allargare a tutto il continente il reato di associazione mafiosa”. È necessario ma non si riesce a fare.
Noi in Italia ci abbiamo messo anni per accettare il fatto che la mafia operasse anche al Nord e quando ne abbiamo finalmente preso atto era ormai troppo tardi. Gli altri Paesi dell’Europa stanno commettendo lo stesso errore e le mafie ringraziano.
Pochi giorni fa, qui in Italia, il tema della criminalità organizzata è tornato ad essere protagonista da una parte per l’appello di Saviano a Matteo Renzi – con relativa risposta – di aggredire il patrimonio delle mafie e dall’altra per il convegno dell’associazione Libera svoltosi a Roma. Questa conferenza, dal titolo “Le mafie restituiscono il maltolto”, affrontava il tema dei beni confiscati alla mafia, beni che troppo spesso vengono abbandonati invece di essere messi a disposizione della comunità. Supermercati, casinò, pizzerie, palazzi, bar e ristoranti che vengono sequestrati e non riutilizzati. La lotta alle mafie passa anche da qui.
Passa da qui ma non solo: intervenendo alla conferenza, Franco Roberti ha espresso infatti la necessità di intervenire sui tempi della giustizia e di riformare l’istituto della prescrizione che oggi falcia un processo su tre.
A questo proposito, come affermato dal Ministro della Giustizia Orlando, “laddove lo Stato non è in grado di dirimere le controversie tra privati c’è chi, con perversa e perniciosa efficienza, si incarica di ricoprire questo ruolo” e le mafie, come sempre, ringraziano.
Beni sequestrati Libera mafia 2014-03-05