"Sorrisi di madri africane" è lo slogan del Comitato di Collaborazione Medica (CCM) di Torino.
Il CCM è un'organizzazione non governativa, nata nella città subalpina nel 1968, quando la lotta politica di tutti, giovani e meno giovani, era autentica voglia di cambiare il mondo, rovesciando certe logiche egoistiche e sopraffattrici.
A fondarla, a suo tempo, fu un gruppo di medici ,consapevoli degli enormi bisogni di salute di chi vive da sempre nell'emisfero -Sud del pianeta .
Attualmente il CCM ha in corso almeno una trentina di progetti in Africa, che vanno da Paesi come l'ultimo nato, cioé il Sud-Sudan ,fino al Mali, all'Etiopia, al Kenya, alla Somalia, lì dove c'è, appunto, bisogno di tutto o quasi tutto.
Il motto dell'organizzazione è : "Cambiare partecipando".
Ed è rivolto tanto a noi ,che dobbiamo essere meno "distratti" rispetto a ciò che ci accade intorno , quanto agli abitanti di questi Paesi africani che, gradualmente, devono farsi parte attiva all'interno dei progetti senza avere più bisogno di "stampelle" psicologiche e/o fattuali.
I contesti in cui scelgono di operare quelli del CCM - ci dicono - sono solitamente piccoli contesti, dove manca l'indispensabile e le difficoltà di cure per la gente sono enormi.
E l'obiettivo è sempre quello d'impegnarsi, sopratutto, a formare il personale locale.
Nell'ultima campagna d'informazione il CCM ci ricorda che, nell'arco di cinque anni, bisognerebbe garantire una gravidanza e un parto sicuro almeno a 200 mila donne in Africa, nonché assicurare una nascita senza complicazioni ai loro piccoli.
Inoltre necessita, per mezzo milione di bambini nella prima infanzia, fornire cure e vaccinazioni indispensabili.
A noi, qui nel Nord del mondo, tutto ciò può apparire quasi ovvio e scontato.
Dall'altra parte del mondo, invece, sei davvero un bambino fortunato se riesci a nascere "sano" e aver fatte le dovute vaccinazioni.
E gli esclusi?
Di quelli non sapremo mai niente, cianciando a parole, semmai, nelle nostre confortevoli case, sulla "procreazione responsabile", che non vuole entrare nella testa di questi" benedetti" africani .
Evitare l'evitabile, con buona volontà e un po' di generosa abnegazione, può significare in alcuni Paesi africani ridurre di molto quelle complicazioni mediche, che si traducono poi inevitabilmente in pesanti problematiche economiche e sociali.
Facendo un po' di calcoli elemantari, il CCM ci evidenzia, infatti, che salvare all'anno dieci milioni di vite umane, ad esempio, è qualcosa, calcolatrice alla mano, pari a 15 milioni di dollari in termini di produttività.
Scusate se è poco.
Conclusione?
Paradossalmente il "non fare niente" è molto più costoso che il "fare".
E la sottolineatura, a ben pensarci, vale un po' per tutto, nella vita.
E a qualunque latitudine.
A cura di Marianna Micheluzzi(Ukundimana)