La medicina cinese mette a rischi di estinzione anche le Mante
Se ricordate proprio oggi ho parlato degli squali cucinati in hamburger da una catena di ristoranti di Brooklyn a New York ed avevo anche parlato del fatto di come la cucina orientale (Cinese) sterminasse questi “spazzini del mare” tanto utili all’ecosistema marino.
Mi “auspicavo” ( quanto è inflazionata questa parola vero?) che, almeno così, si riuscisse ad utilizzare tutta la carne di questi squali uccisi, solo per privarli delle pinne, appunto tanto ambite dalla cucina cinese, e, magari ( ma mi illudo) evitare di sterminarne molti altri.
Per chi volesse vedersi l’articolo:
http://www.mondoinformazione.com/2012/01/26/squalo-in-hamburger-al-fast-food/
Neanche a farlo apposta, leggo ora, da fonti ufficiali, che:
Dopo gli squali, anche le mante sono entrate a far parte della categoria dei grandi pesci in via di estinzione. Lo afferma un rapporto dell’Ong Shark Savers, secondo cui la popolazione di questa specie sta diminuendo a causa dell’uso sempre piu’ diffuso delle branchie di manta in medicina cinese.
Secondo il documento il mercato delle branchie, concentrato in alcune regioni della Cina, vale 11 milioni di dollari l’anno, trainato dalla convinzione che queste parti delle mante stimolino il sistema immunitario e possano guarire una serie di malattie che vanno dai problemi di fertilità ad alcuni tipi di cancro:
”In alcune zone come il mare di Cortez la manta è praticamente scomparsa”, si legge nel rapporto “una forte pressione si registra in diversi stati asiatici come Sri Lanka, India e Indonesia. Questi animali hanno imboccato la stessa strada verso l’estinzione degli squali”.
La manta, spiegano gli esperti, è uno degli animali più svantaggiati e meno equipaggiati nella lotta contro la pressione della pesca, perché impiega 10 anni a raggiungere la maturità sessuale e una femmina partorisce un singolo piccolo ogni due o tre anni:
”Anche se le branchie hanno un valore, il loro commercio deruba le economie e l’ambiente di una delle creature più carismatiche dell’oceano – spiega Shawn Heinrichs, che ha diretto il team che ha realizzato il rapporto – ogni esemplare può far guadagnare un milione di dollari l’anno grazie all’ecoturismo”
Insomma, mi chiedo, prima le pinne agli squali, adesso le branchie alle mante… ma allora, quando si smetterà di trattare queste specie marine in estinzione come oggetti da sfruttare?
(Informazioni /ANSA)