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Volti sorridenti, promesse gioiose, baci e carezze, grandi obiettivi da raggiungere e figli da crescere. Poi? Poi arriva la realtà e ti dice : " Mica ci si improvvisa genitori. Mica uno deve metter al mondo i figli o sposarsi se non sei responsabile di te stesso ".
Sembra una cosa naturale,banale,mica sempre è così. La gente si mette insieme, si sposa, fa figli, come inerzia sociale. Che tanto poi divorzio,casomai. Che tanto anche se me ne vado da casa, cosa sarà mai? Dice: " e ma poverino o poverina, tengono i loro guai!" Certo. Come ogni essere vivente su questo mondo, sopratutto nel paradiso artificiale del liberal-capitalismo. Dove l'essere umano è felice a seconda della merce che riesce a diventare, della superficialità sentimentale che riesce a gestire, di quante volte riesce a parlare d'amore senza conoscere nemmeno da lontano cosa significhi amare. Gente che sta con altra gente , magari da anni, ma riescono benissimo a esser sconosciuti. Tante volte nemmeno il singolo si conosce. L'idea di se stesso è modellata sul pensiero dominante: consumistico, competitivo a cazzo, stressante. Si, ecco la nuova carne di cronberghiana memoria, nata dalle ceneri del 1989, ( anno di merda ,dal punto di vista socio-politico), è questo pirletta che deve sempre affannarsi,correre,mostrare agli altri di avere e di esser realizzato,in eterna competizione con il nulla a cui aspira.
E in mezzo a tutto questo : un ragazzino.
Lo so che si passa per conservatori tristissimi, vetusti, tediosi: ma i figli non sono piccoli uomini con il compito di sorbire le nostre follie. Non si può trattare un ragazzino di 10-12 anni come se fosse un adulto e riempirlo di insulti,rabbia, rancore, perché abbiamo una moglie a dir poco malata e noi non sappiamo che fare.
I ragazzini non sono arma di spartizione, di lotte interne tra fazioni , non meritano di sprofondare nell'abisso insieme a noi.
Cosa che il protagonista di codesto magnifico film non comprende e infatti....
Infatti il piccolo protagonista, che si trova in un'età delicata fatta di primi amori e di una faticosa costruzione del sé stesso, è al centro delle ire e delle delusioni paterne. Cosa che non capita alla sorella,la quale nasconde il dolore per la separazione dei genitori dietro un'artificiale gioia e spensieratezza.
Costretto a fare nuoto, quando vorrebbe giocare a calcio, taciturno e schivo perché ha compreso che dire una parola in più significa scatenare la rabbia distruttrice del padre, questo personaggio è il classico ragazzino trattato da adulto molto simile , in certe cose, all' Andrea dell'Incompreso.
Il film funziona benissimo come decalogo delle cose che un genitore doverebbe evitare di fare. Non manca uno degli errori più frequenti e sciocchi: decidere la vita del figlio.
Io vorrei avere dei figli intellettuali e artisti. Ci tengo tantissimo, perché io avverto il bisogno urgente e assoluto di apprendere e di stare in mezzo a gente di cultura. Qualora però mio figlio volesse fare il giocatore di calcio, pur non apprezzando codesta idea, non lo obbligherei a far un corso di pianoforte. Sia felice,segua la sua strada, come padre cercherò di rassicurarlo quando- ineluttabilmente- dovesse fallire.
No, in realtà mi sa che tirerei delle madonne,ma per fortuna la mia dolce metà è capace di farmi ragionare, ( io che sono portato a sbottare e fare tragedie melodrammatiche ),in ogni caso rivedendo la pellicola, mi sono accorto quanto sia bello e importante codesto film. Una perfetta indagine e analisi di tutti quei meccanismi che fanno fallire una relazione e una famiglia, l'incapacità - in tempi precari anche affettivamente- di saper gestire il rapporto genitori e figli, l'estraneità assoluta fra persone dello stesso nucleo famigliare.
Questi sono i film che mi piacciono e il cinema di cui sento bisogno.
Duro e aspro, a tratti insostenibile, ma anche profondamente vero e umano, recitato molto bene sia da un sempre più convincente Kim Rossi Stuart , che cura benissimo anche la regia, che dai ragazzini .
Opera in bilico fra dolore e una tenera speranza ,fragile,ma possibile. Pellicola che sa farsi strada nel nostro cuore e rimanerci a lungo.
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