Anche Padoan alza bandiera bianca: recessione nel 2014

Da Pukos

Ormai l’hanno già detto tutti, FMI, Bce, Confindustria, Moody’s, Morgan Stanley ecc. ecc., per l’Italia anche il 2014 sarà un anno di recessione, ed allora, non ha senso continuare a negare, ed anche il nostro Ministro dell’Economia, Piercarlo Padoàn alza bandiera bianca ed ammette l’ennesimo anno fallimentare per la nostra economia, di ripresa se ne parlerà, eventualmente l’anno prossimo, se qualcuno ci crede.

Naturalmente una volta stabilito che la variazione del nostro Pil sarà negativa non sarà ininfluente capire di quanto, Renzi non può bellamente dire che -0,1 oppure -0,2% non cambia nulla, intanto si parla di un -0,4% ma le cose potrebbero anche essere peggiori delle più pessimistiche previsioni.

E dire che l’anno scorso abbiamo avuto un -1,9% quindi quest’anno abbiamo “frenato” la caduta è una sciocchezza colossale, perché avere un segno meno davanti significa comunque aver fatto peggio dello scorso anno.

Arrivando da due anni disastrosi, poi, si dovrebbe giungere alla conclusione fosse più facile fare meglio, ed invece si è fatto peggio, siamo arretrati ancora.

Per il prossimo anno si può ritenere che se la nostra moneta dovesse deprezzarsi ulteriormente rispetto al dollaro le nostre esportazioni ne trarranno beneficio, e naturalmente ciò è vero, ma intanto questo apprezzamento del dollaro è ancora troppo modesto ed in più il vantaggio sarebbe limitato alle sole esportazioni.

La domanda interna non è influenzata dal valore di cambio della moneta, e gli investimenti sono solo minimamente influenzati dal fattore valutario, e noi sappiamo che abbiamo assoluta necessità di rilanciare i consumi interni ed ancor di più gli investimenti.

Ma oggi chi è quel pazzo che investe in Italia?

Ed allora non prendetemi per gufo, ma come l’anno scorso avevo previsto che anche questo 2014 sarebbe stato per noi un anno di recessione ora prevedo che il 2015 non si discosterà molto dall’anno in corso, se anche dovessimo avere una crescita questa risulterà assolutamente frazionale, certamente non sufficiente per ripartire, per gli italiani, quindi, la sofferenza continuerà.

Una considerazione finale sugli 80 euro che al momento non sembra abbiano prodotto effetti positivi sulla crescita. E’ vero che gli effetti non potevano essere immediati, ha senso parlare anche di un aspetto psicologico derivante dal prendere consapevolezza dell’aumento della retribuzione, ma il problema è questo solo in minima parte.

Il fatto è estremamente semplice, in buona sostanza cosa sono gli 80 euro? Sono 10 miliardi in più nelle tasche degli italiani, certo, ma da dove arrivano questi 10 miliardi?

Se fosse “denaro fresco” reso disponibile alla popolazione, come sappiamo avrebbe un effetto sui consumi e sui risparmi in funzione della propensione marginale al consumo di coloro che beneficiano di questa riduzione fiscale, la verità, però, è che non è così! Non è denaro fresco.

Se noi per dare 80 euro di più nello stipendio mensile di 10 milioni di italiani aumentiamo la pressione fiscale di pari importo, è ovvio che l’effetto è nullo, perché risulterebbe solo una partita di giro, ciò che è entrato dalla porta è uscito dalla finestra.

Attenzione poi, che se anche dovessero provenire in parte da tagli alla spesa, ci sarebbe comunque un effetto “compensativo”, rimarrebbe certamente un’operazione auspicabile dal punto di vista dell’equità sociale, ma gli effetti sui consumi e l’eventuale “stimolo” all’economia sarebbe limitato.

Noi siamo asfissiati dalle politiche economiche depressive che ci impone l’Europa, che, attenzione, io non critico, perché Bruxelles non fa altro che cercare di farci rispettare impegni che noi abbiamo sottoscritto, ed a parole non intendiamo disattendere, il fatto, però, è che tutto ciò, per noi, si traduce in un cappio che si stringe sempre più al nostro collo.

Ed allora non ci resta che aver fiducia nel 2015 nonostante avessimo detto la stessa identica cosa nel 2009, nel 2010, nel 2011, nel 2012, nel 2013 e nel 2014 …

… l’anno buono? E’ sempre il prossimo.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


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