Alberi , canali, casali, risaie, binari. E’ andato tutto liscio. Alle 19.10 sarò puntualmente a Novara. Nessuno lo saprà mai. Grande invenzione il cellulare. Non ho mai pensato a certe eventualità.Stamattina in treno per Alessandria solita nebbiolina, risaie tristi e alberi in fila indiana. Neanche un bel nebbione denso che stimoli la fantasia. Penso ai miei studenti del Liceo Artistico, grumi di brufoli e fumo di canne, nessun artista tra di loro. Durante la caduta libera squilla il telefonino. Numero riservato. Rispondo. La voce femminile mi travolge e la ricerco nell’archivio. “Ciao amore...ci vediamo alle 4 al bar di fronte all’Acquario…ma lo sai che ti amo!?” “Si, ma io…” “Dai amore non trovare scuse, su…scappo ciao, ciao…baci, baci…”. Un errore, uno stupido errore. Ho risentito quella voce per tutta la mattina nella mia testa e ho disegnato il suo volto.All’una telefono a mia moglie. “Ho una riunione sino alle cinque, sarò a casa per le sette. I bambini li prendi tu? Ciao amore”. Il treno invece mi porta nella direzione opposta, tra montagne e gallerie, up and down sino al mare che ho sentito lì in fondo. Mi manca il mare. In pianura è tutto immobile, allineato per far soldi. Prova ad allineare il mare, a non naufragare. L’autobus mi scarica all’Acquario alle 15.50 tra le barche a vela ormeggiate. Entro nel bar e ordino un caffè. Sento la voce ad un paio di metri da me. I capelli castani lunghi, la figura minuta, delicata e allegra. Adesso mi alzo.“Scusi, ho ricevuto io la sua telefonata, mi spiace…ma la sua voce è come la brezza di Settembre. Una voce di anni fa, sa com’è…”. Magari mi sbaglio, magari non è lei, qui è pieno di donne. Esce. Pago in fretta ed esco. E’ scomparsa. Guardo l’orologio, mi respiro tutto il mare e vado via.Alberi , canali, casali, risaie, binari.
Alberi , canali, casali, risaie, binari. E’ andato tutto liscio. Alle 19.10 sarò puntualmente a Novara. Nessuno lo saprà mai. Grande invenzione il cellulare. Non ho mai pensato a certe eventualità.Stamattina in treno per Alessandria solita nebbiolina, risaie tristi e alberi in fila indiana. Neanche un bel nebbione denso che stimoli la fantasia. Penso ai miei studenti del Liceo Artistico, grumi di brufoli e fumo di canne, nessun artista tra di loro. Durante la caduta libera squilla il telefonino. Numero riservato. Rispondo. La voce femminile mi travolge e la ricerco nell’archivio. “Ciao amore...ci vediamo alle 4 al bar di fronte all’Acquario…ma lo sai che ti amo!?” “Si, ma io…” “Dai amore non trovare scuse, su…scappo ciao, ciao…baci, baci…”. Un errore, uno stupido errore. Ho risentito quella voce per tutta la mattina nella mia testa e ho disegnato il suo volto.All’una telefono a mia moglie. “Ho una riunione sino alle cinque, sarò a casa per le sette. I bambini li prendi tu? Ciao amore”. Il treno invece mi porta nella direzione opposta, tra montagne e gallerie, up and down sino al mare che ho sentito lì in fondo. Mi manca il mare. In pianura è tutto immobile, allineato per far soldi. Prova ad allineare il mare, a non naufragare. L’autobus mi scarica all’Acquario alle 15.50 tra le barche a vela ormeggiate. Entro nel bar e ordino un caffè. Sento la voce ad un paio di metri da me. I capelli castani lunghi, la figura minuta, delicata e allegra. Adesso mi alzo.“Scusi, ho ricevuto io la sua telefonata, mi spiace…ma la sua voce è come la brezza di Settembre. Una voce di anni fa, sa com’è…”. Magari mi sbaglio, magari non è lei, qui è pieno di donne. Esce. Pago in fretta ed esco. E’ scomparsa. Guardo l’orologio, mi respiro tutto il mare e vado via.Alberi , canali, casali, risaie, binari.
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