Ed è così che impastano il cemento, col sabbione, sbattendo la cazzuola nel secchiello,
un quartino d’acqua e parsimonia, mentre il cielo ci crolla addosso
Atlante si siede rassegnato. Non è la terra ad uccidere l’uomo né un suo raffreddore, mai
la natura l’ha offeso, un Leopardi solo piange le sue rachitiche spalle, la sua cecità, morrà piangendo;
quanto Egli dista dall’uomo, e quant’altri ne emulano il minuto orgoglio, stupiti da una quasi ritrovata dignità lasciata alla retorica d’un fiore sbocciato alle pendici d’un qualunque vulcano del mondo.
<<Vedo giganti>> questo diceva il saggio Omero, iscrivendo alla memoria dei posteri circa un antico viaggio degno solo d’un uomo. Quanti pericoli incontra chi s’avventa in mare, ad ogni miglio dalla costa nuove creature s’eclissano nei sotterfugi d’un onda, ti seguono, aspettando il propizio momento.
V’è più d’un uomo su quel barcone, questo dovete dire ad Omero, v’è più d’un Dio a guardarlo partire, è l’umanità intera a guardare, a piangere i suoi naufraghi risucchiati dagli ingorghi del vasto mare.
E sulla terra ferma!? Chi nutre le nostre speranze!?
Forse una manica di proci!?
Eccoli pronti ad usurpare un trono, a muovere guerra e con libertaria enfasi s’armano di morti già beatamente santificati, moriran dunque martiri, a due minuti dal collasso nucleare i nostri fidi Proci già pensano in petrolio, piazzati come tante piccole Cortigiane a battere la terra, vendendosi a pochi, vendere la vita, lasciando a noi la morte.
Ma Odisseo guarda alle stelle, procedere piano, sfida gli dei, s’avvale d’ingegno, misura gli uomini, s’arroga il diritto di dissentire, s’illude che al mondo esista qualcosa fuori dalla portata degli dei, che sfugga al loro controllo. Egli non è uno strumento, egli non serve nessuno, è un naufrago, ma ve ne sono a milioni, che su esili imbarcazioni affrontano l’eterno mare, spezzando in due le acque, muovono su ali di cera, incatenati, sventrati dagli avvoltoi, cercano fuoco, bevono cicuta, immolando il proprio sangue offrono le loro vene al sovrano che lo esige, ricordando così al popolo che esiste l’uomo ed esiste la cattiveria di un Re.
all’unanimità oggi, Il regno Italico muove guerra ad altro stato, l’opposizione concorda, non tutta, pochi restano fuori. Tutto avviene così in fretta, sembra quasi inarrestabile è come una misteriosa forza, ne avverti il peso, ma non la tocchi, non puoi fermarla, così dicono. La guerra è inevitabile, la guerra è giusta, siete dunque favorevoli!?
è strano come tutto questo ricordi in me un talaltro evento, che vide il Cristo d’un certo Dio ucciso attraverso una certa votazione, avvenuta per mezzo di semplici uomini, con il tacito assenso della autorità, per semplice e genuina acclamazione popolare.
L’unanimità dunque, avete memoria forse d’uno strumento più crudele!?
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