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Bufera nel Movimento 5 Stelle, altri parlamentari danno l’addio alla formazione apartitica fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Si tratta di 9 deputati e un senatore, tra loro diversi dissidenti di lungo corso, che hanno preso la decisione definitiva di abbandonare il Movimento. Sono i deputati Mara Mucci, Tancredi Turco, Walter Rizzetto, Aris Prodani, Samuele Segoni, Eleonora Bechis, Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato e il senatore Francesco Molinari. Una decisione, a quanto dicono i fuoriusciti, sofferta e meditata, che avviene nei giorni in cui iniziano le consultazioni per l’elezione del nuovo Capo dello Stato.
Alla Camera dei Deputati Mara Mucci ha letto il discorso di addio dei 10 dissidenti, denunciando il tradimento dei leader dei Cinque Stelle nei confronti degli elettori e dei parlamentari stessi che non si riconoscono più nel Movimento: “I vertici abusivi del Movimento dovrebbero dimettersi, perché hanno tradito i principi per cui il Movimento è nato”, ha accusato Mucci. Nel discorso è stato posto l’accento sulla “mancanza di un sistema di partecipazione, un’assenza insopportabile di trasparenza nei processi decisionali“.
“Noi vogliamo cambiare l’Italia, e farlo con coerenza e responsabilità“, è l’inizio del discorso di addio. “E’ questo il motivo che ha acceso in noi la speranza, che assieme a tanti cittadini ci ha spinti all’impegno e alla partecipazione, che ci ha fatto credere e lavorare per costruire un Paese diverso, un Paese da cambiare e da consegnare migliore ai nostri genitori, ai nostri figli”. “Le storie che ci hanno portato ad avvicinarci al movimento, le nostre storie, così come quelle dei tanti cittadini che ci hanno creduto e continuano a crederci ancora, sono storie tutte diverse per percorsi e intensità, ma hanno tutte un principio comune: la democrazia partecipata e resa trasparente, la democrazia utile a combattere i privilegi e a migliorare le condizioni di vita delle persone“, scrivono i dissidenti pentastellati. “Noi siamo Cittadini – spiegano -, che hanno creduto e credono sul serio che uno valesse uno, che non ci fossero gerarchie verticali ma solo azioni orizzontali, e che attraverso i propri rappresentanti tutti possano tornare ad avere voce in capitolo sui processi decisionali, verificare le attività parlamentari in maniera sempre più trasparente e favorire processi le scelte utili a cambiare, per migliorala, la realtà che ci circonda”.
“Solo che, ve lo confessiamo, ad un certo punto non abbiamo più capito – continuano i dissidenti -. Non abbiamo più capito cosa c’entrasse il nascondersi dietro inutili slogan come “Siete circondati” o “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”, con la nostra volontà di costruire una buona politica del fare, tramite la quale dei normali cittadini potessero migliorare l’attuale classe politica, cambiarla. Non abbiamo più capito chi ha deciso si dovesse abbandonare il nostro progetto originale di fare politica in maniera nuova, senza neanche averci provato, e adeguandosi alle peggiori pratiche del Palazzo, diventando una sterile forza di opposizione puramente distruttiva, nascondendo e mortificando le nostre pur buone e tante proposte, solo perché è più facile fare un’opposizione becera, casinista, utile solo a una ristretta oligarchia, tra l’altro mai scelta né votata da nessuno. E non abbiamo più capito la miopia di chi predicava l’immobilismo anziché la partecipazione diretta a processi e scelte che potevano farci realizzare le nostre proposte, quelle costruite dai cittadini che ci avevano sostenuto e votato lo scorso febbraio”.
“E allora tra il non capire ed il rimanere in silenzio per comodità, e il rispettare il consenso ricevuto e le speranze dei cittadini che ci hanno votato, abbiamo scelto di ribellarci ancora una volta, e di provare, con l’aiuto di tutti coloro che lo vorranno, (perché siamo un cantiere aperto) a realizzare nel concreto il nostro progetto di cambiamento e di trasformazione: della classe politica, della società, del Paese.” I dissidenti del Movimento 5 Stelle hanno dunque deciso di fondare il loro movimento e di chiamarlo “Alternativa libera”.
I dieci parlamentari che hanno abbandonato oggi il M5S si uniranno agli altri già usciti dal Movimento, confluendo nel gruppo Misto. Gli ex parlamentari del Movimento 5 Stelle parteciperanno alle consultazioni al Nazareno per l’elezione del presidente della Repubblica. Lo ha annunciato il vice segretario del Partito democratico Lorenzo Guerini, riferendo che l’incontro è stato fissato per questa sera alle 21.
Durissima la reazione del vicepresidente della Camera Luigi di Maio, uno dei componenti del contestato “direttorio” del Movimento: “Ormai in questo momento, legata alla Presidenza della Repubblica, c’è in corso una campagna acquisti. Evidentemente o c’è qualcuno che sa comprare bene o qualcuno che si vende per poco. Dal mio punto di vista, io credo che il M5s possa fare a meno di persone che preferiscono tradire il mandato elettorale piuttosto che portare avanti una battaglia di coerenza e onestà come quella che stiamo portando avanti da due anni ormai”.
A Di Maio fa eco Roberto Fico, presidente della Commissione di vigilanza Rai, che ha commentato così l’ultimo abbandono nel Movimento: “Auguri ai miei colleghi che, a 48 ore dal primo scrutinio per l’elezione del capo dello stato, hanno deciso di lasciare il gruppo del Movimento 5 stelle alla Camera, senza pensare, neanche per un secondo, di dimettersi dalla carica di parlamentare. Noi continueremo ovviamente a lavorare come abbiamo sempre fatto nel solo interesse dei cittadini, rimanendo ben saldi ai principi e ai valori di un movimento in cui, com’è nella sua natura, tutto scorre e fluisce. Una caratteristica che personalmente continuo ad apprezzare molto. Panta rei“.
Il senatore Maurizio Romani, membro del coordinamento ex M5S al Senato, ha commentato così l’abbandono del Movimento da parte dei dieci parlamentari: “Siamo solidali con i colleghi che hanno deciso di abbandonare un movimento nato con dei valori e dei principi precisi e che, col passare del tempo, si è trasformato in una forza di mera opposizione, incapace di fare scelte costruttive per il bene del Paese”.”Non siamo noi ad aver tradito le istanze del M5s e, quindi, i cittadini che ci hanno dato fiducia per poter finalmente avere una degna rappresentanza in Parlamento”, ha sottolineato il senatore. “La scelta sofferta da parte dei colleghi rappresental’inevitabile epilogo di una gestione padronale del movimento. Il segno tangibile di un fallimento. Ma per noi, una grande opportunità per dare finalmente a quegli elettori che si sono sentiti traditi, le risposte che chiedono”, ha concluso Romani.
V.B.
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