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Ancora due o tre cose sulla resistenza dei sardi

Creato il 03 febbraio 2012 da Zfrantziscu

di Giovanni Ugas Offrendo il mio contributo sulla problematica della resistenza dei Sardi ai Romani, negata da un articolo apparso di recente su un quotidiano, non intendevo aprire un dibattito sulle mie considerazioni, ma ho apprezzato il fatto che l’argomento abbia suscitato interesse e non mi sono sottratto al dibattito appresso sopraggiunto. Da parte mia ho ritenuto opportuno rispondere ai commenti sulla mia nota ma non è possibile intervenire all’infinito sui commenti dei commenti, specie se non sono prettamente in tema, come quelli sulla scrittura nuragica e su altri argomenti (ad esempio la funzione dei nuraghi), ma sono disponibile, se si vuole, per uno specifico dibattito sulla scrittura e su altre tematiche di archeologia pre-protostorica. Quanto al tema della costante resistenziale ritengo più corretto che la discussione parta da una relazione specifica e che veda l’apporto di qualche esperto di sociologia, etnologia e linguistica oltre che l’archeologia. Riguardo alla discussione in corso, al momento, credo opportuno intervenire solo per alcune precisazioni, poiché mi è stato esplicitamente chiesto. - Riguardo al bel quesito di Roberto Bolognesi come fosse possibile conciliare le ripetute gravi sconfitte e il gran numero di prigionieri strappati all’isola con la capacità dei Sardi di continuare a resistere contro i Romani, occorre dire che necessariamente le stragi, le catture e i conseguenti trasferimenti di tanti Sardi che portarono al detto Sardi Venales, dovettero provocare un rilevante depauperamento della popolazione delle piane e delle fasce collinari, ma non un completo genocidio. Alla cifra di centomila uomini uccisi o prigionieri ... [sighi a lèghere]

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