Michelangelo Buonarroti diceva che la forma della statua era già dentro il blocco di marmo, e che bisognava togliere il ‘soverchio’, l’eccesso di materia, per liberarla, affinché essa potesse diventare perfezione.
A volte penso che la vita non si altro che una fatica immensa con la quale noi ogni giorno cerchiamo di liberare noi stessi, la nostra anima, il nostro vero essere, dalla materia bruta che ci soverchia, come marmo, e che ci impedisce di essere ciò che veramente siamo.
E mentre vi parlo di ciò, cari amici, ho in testa l’immagine dei ‘prigioni’ dello stesso Michelangelo; questi corpi che sembrano ancora abbozzati dentro ad un marmo imperfetto e ancora da ‘sgrossare’ dalle sue impurità, sembrano sospesi nella ricerca eterna di sé stessi, del loro volto, del loro vero essere; compressi in un dolore inesprimibile. Così come le due figure della pietà Rondanini, mai portata a termine dal Buonarroti ma eccelsa proprio perché rappresenta un gesto d’amore e di pietà incompiuto…
A volte mi sento così; in un tensione disumana che non mi appartiene, rinchiusa dentro a un blocco di marmo che mi comprime e non mi lascia respirare… e procedendo di levare in levare vorrei che la mia anima divenisse leggera… leggera… leggera…
Leggera.Come certe poesie di Ungaretti che egli limava e limava continuamente per portare all’essenza; vorrei essere una parola che scava, una sola significante e vibrante parola che faccia tremare il cosmo e la vita…
Sì, ma quale parola?
E sono/ancora in ricerca.