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Ci manca solo la ciliegina finale che sarà il Parco Vulcanico Nazionale di Timanfaya, ma se il centro dell'isola è naturalisticamente spettacolare e altrettanto l'ovest col suo Lago Verde, sorgono ovviamente curiosità e desiderio di avventurarsi all'est per vedere cosa riserva.
Nell'estremo nord c'è Orzola, altro villaggio di pescatori da cui si può raggiungere grazie un regolare servizio di barche a motore la vicina Graciosa coi suoi crateri vulcanici così rotondi che sembrano fatti col compasso, la più piccola isola dell'arcipelago soprannominata da Jean de Béthencourt "l'isola buona" e paradiso per chi ama le immersioni, separata da Lanzarote dallo stretto di El Rio.
Era in programma di andarci ma c'è un vento che levati e l'oceano borbotta schiumoso piuttosto incazzato, perciò ci accontentiamo di ammirarla da una postazione d'eccezione, lo straordinario "Mirador del Rio" poco distante da Orzola a 479 metri sul livello del mare. Nel tempo in questa posizione strategica estrema c'era una postazione militare di osservazione, ma nel 1973 il deus ex machina César Manrique l'ha trasformata in un belvedere che spazia a 360 gradi.
Costruita totalmente nella roccia con un'enorme finestra lunga che contorna tutto l'edificio, è un bar-ristorante molto minimale con i muri interni tutti intonacati di bianco com'è nello stile del nostro; gli ambienti architettonici integrati e come fusi nella natura mi hanno fatto venire in mente per analogia Matrix e gli spazi museali ammirati sull'isola Teshima in Giappone. Pranzare davanti alla finestra con la bellezza del mondo intorno è stato davvero un doppio nutrimento per spirito e corpo.
C'è lo zampino di Manrique anche ai Jameos del Agua a pochi chilometri verso sud di Orzola. Alla fine degli anni 60 l'artista-architetto ha creato una serie di strutture all'interno di queste cavità naturali formatesi all'interno di una colata lavica.
Tramite una scaletta si accede al ristorante e poi a una gigantesca lunghissima caverna dove si trova un lago salato collegato all'oceano, tutto popolato da rare specie di granchi ciechi albini che si vedono perfettamente camminare sul fondo attraverso le limpidissime acque. Il fondale del lago si trova al di sotto del livello del mare, per cui la profondità dell'acqua varia con le maree. Sopra alle caverne si trova il Jameo Grande, un cratere trasformato in una scenografica piscina tutta circondata di piante e fiori tropicali.
Ma lo spazio che mi ha più impressionato è la grotta dell'Auditorium sotterraneo, famoso per l'eccezionale acustica. Un cartello spiega che le grotte vulcaniche sono strutture molto fragili, per cui la grotta dell'Auditorio è stata sottoposta a un delicato processo di stabilizzazione (con resine, fibre di vetro, saldature chimiche) durato vari anni, costante l'attenzione alla salvaguardia dei valori estetici e naturali del sito. E' stato inaugurato nel 1977, ha una capienza di 600 persone e viene utilizzato per le grandi manifestazioni culturali dell'isola.
Nel complesso dei Jameos del Agua c'è anche un museo di vulcanologia molto ricco di informazioni, grafici, foto, strumentistica. Leggo che il vulcanismo sottomarino era praticamente sconosciuto fino a che nuovi strumenti e tecniche hanno permesso l'esplorazione a grandi profondità a partire dagli anni 70. Si è così potuto finalmente scoprire e provare che la maggior parte dell'attività vulcanica della terra è sottomarina.
Dai Jameos del Agua si accede a piedi a La Cueva de los Verdes, altro luogo in cui la natura la fa da padrone. Si tratta di un tunnel vulcanico sotterraneo lungo 7 chilometri, originatosi in seguito a un'eruzione del vicino Monte Corona circa 5000 anni fa. L'accesso è modesto, solo una grande apertura nella roccia, non ti aspetteresti mai di scoprire come una città sotterranea. E' uno dei tunnel vulcanici più lunghi al mondo, formato da un canale di lava solidificata. Già dal XVII° secolo la popolazione locale si riparava nel tunnel per sfuggire ai pirati e ai trafficanti di schiavi. Negli anni 60 si è installata la luce elettrica che ha permesso l'apertura al pubblico di un tratto di due km. Incredibile un piccolo lago sotterraneo che sembra profondissimo mentre invece sono solo 20 cm. di profondità: è l'effetto della volta in pietra che si riflette nelle sue acque. Un'altra delle caverne accessibili è stata adibita a sala concerti ed è lì che la guida del luogo ci ha dato le spiegazioni. Finite le scoperte "sotto" la terra, ritorniamo "sopra" con l'ultima bellezza dell'itinerario del giorno, il Giardino di Cactus, anche lui poco distante continuando la stessa strada verso il sud-est e anche lui frutto della concezione artistico-architettonica arte-natura di César Manrique.
Davanti all'ingresso un immenso cactus-scultura di materiale plastico, ma sarà l'unico "finto" seppur artistico, perché tutte le altre piante saranno vere vere.
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