Non c’è un filo d’aria nella Bassa. Se ce ne fosse almeno uno, Maria Vittoria potrebbe
cucirci una vestaglia come quella che ha lasciato nella sua casa di via dell’Argine. Invece
no. E’ uscita senza prendere niente, braccata da SuperPippo. Il compleanno di Susanna
l’avevano festeggiato con un aperitivo al Miami. Fino a qualche anno prima
smacchinavano tutte a Bologna, poi Susanna si è risposata, Valeria si è presa a carico la
mamma, Paola è stata rapita dai saturimetri e dalle autoclavi.
Al Miami c’erano le solite facce. Gente di provincia che una volta c’aveva grandi sogni,
così grandi che in tasca non ci stavano e bisognava portarseli sulle spalle. E i sogni erano
pesanti, avevano ingobbito tutti quanti. Colpa di Crespetolo, la forza di gravità qui è
diversa da quella di città.
Poi è arrivato lui, è arrivato SuperPippo. Maria Vittoria gli ha dato un nome. Nessuno
ha osato darglielo, nemmeno i giornalisti. Possiamo chiamare un uragano Katrina,
un’ondata di caldo Caronte, ma lui no, lui non puoi chiamarlo SuperPippo! Devi
chiamarlo per forza ‘il terremoto’. Perché è orribile e non lo puoi fermare. Nemmeno se lo
ridicolizzi.
L’aveva svegliata alle tre del mattino, SuperPì. Ancora alticcia e sudata dopo la serata
con Susanna. Era cominciato come un tuono che proveniva dal basso. Il letto che si
muoveva, la luce del lampadario che girava come un calcinculo. E poi giù tutto: dalle
scansie, dalla libreria, dai ripiani. E lei immobile a prender quella pioggia di oggetti. I
suoi segreti, la scatola dei giochi. I DVD di Cytherea, le manette di peluche. Il coso
gigante che le aveva regalato Paola che le era cascato dritto in mezzo alle gambe.
Maria Vittoria aveva afferrato quello che poteva in tutta fretta ed era fuggita dalla
casa di via dell’Argine. L’avevano trovata in strada, insieme agli altri del paese, con il
coso gigante sottobraccio, tipo giornale arrotolato. Che vergogna. La casa di via
dell’Argine forse bisognerà buttarla giù con le sue cose dentro, sono giorni che aspetta il
responso dei Vigili del Fuoco e intanto dorme su questa brandina. E ripercorre questa
storia tutte le sere, ogni volta che cerca d’addormentarsi. Stanotte non regge al magone,
Marangoni. Si intravede la piazza, fra gli alberi neri e la luce dei lampioni. Un
deserto pieno di calcinacci e mattoni sbriciolati. Il campanile della chiesa sembra sia
stato morsicato da un gigante dispettoso che dopo averlo assaggiato l’ha sputato per
terra. Si potrebbe andare avanti con le descrizioni colorite che passano per la testa di
Maria Vittoria, se non fosse che anche i suoi pensieri vengono interrotti all’improvviso. E
lei non si sente sollevata. Anzi, quel che vede è peggio del terremoto, peggio delle persone
che rimangono senza il lavoro, senza una casa, senza le foto del matrimonio, senza la
Playstation o la vestaglia di via dell’Argine. Peggio del fatto che quelle tremila persone
sono soltanto tremila come tante, perché il terremoto ne ha ferite decine di migliaia.
Maria Vittoria rimane con la sigaretta fra le labbra, lo sguardo fisso sul centro della
piazza evacuata da giorni. Pensate al suo stato di shock, quando la vede.
Si accorge che sta urlando solo dopo che si è già squarciata le corde vocali. Era
convinta che fosse solo una voce di paese, ma ora la vede coi suoi occhi. Quella è proprio
la Scognamiglio! Non è distante, anche se confusa nella penombra. E’ lei. Indossa lo
stesso vestito di quando l’hanno seppellita due mesi prima. La luce taglia la piazza a
metà e lei è sicura che si tratti di quel vestito, perché la luce taglia anche la schiena della
vecchia, e quel ricamo sulla schiena ce l’aveva cucito proprio Maria Vittoria. Non
esistono altri vestiti di merda così. Mannaggia a lei che ha voluto fare la sarta!
Dalla palestra accorre gente in pigiama. Vorrebbe dire loro che va tutto bene, che
adesso si riprende, ma non è così. E’ terrorizzata, perché la sua vecchia maestra delle
elementari è tornata. Il terremoto deve avere aperto le porte dell’inferno. Maledetta
zitella, non se la sono tenuta nemmeno all’altromondo! E’ vero quello che si dice in giro. I
morti stanno tornando a camminare per il paese.
Tratto da ‘Il mistero della zona rossa’
un’indagine in giacca verde di Matteo Bortolotti
contenuto in Scosse-scrittori per il terremoto (Felici Ed. 2012)
[continua... scoprite come leggendo il racconto contenuto nell'antologia e venendo a trovarci a Sassuolo a FestaLibro il 26/05 e a Cento il 27/05, info su www.matteobortolotti.it]