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Ancora sui “licenziamenti facili”

Creato il 30 ottobre 2011 da Fabio1983
Il presidente della Repubblica lo aveva ricordato qualche giorno fa: chi governa deve anche saper compiere scelte impopolari. Partendo da questo presupposto, giustissimo (non sta scritto da nessuna parte che il popolo abbia sempre ragione), ci sarebbe ben poco di cui lamentarsi a proposito dei licenziamenti facili, espressione pessima che già di per sé può provocare un fastidioso prurito. Le parole di Sacconi al Corriere della Sera sabato, ribadite in parte domenica su La Tribuna di Treviso, ampliano “il libro dei sogni” (leggasi la lettera di intenti presentata a Bruxelles, copyright Casini) di una parte ancora più mistificatoria: si licenzia per assumere. Sacconi nell’intervista al Corsera ha persino citato economisti (di sinistra) che auspicavano la libertà di licenziare per salvare l’occupazione. La Cgia di Mestre, intanto, ha calcolato che un tale istituto, dal 2009, avrebbe fatto salire la disoccupazione all’11,1% rispetto all’8,2% attuale. La Cgia ha calcolato gli effetti della misura tenendo conto degli strumenti di oggi, la sola cassa integrazione per capirci. Il che conferma come, eventualmente, ancor prima di adottare un provvedimento che dia libertà alle aziende in difficoltà di licenziare vada assunto un piano che tuteli lavoratori e imprese. Non basta il solo sussidio o indennizzo, c’è bisogno di una reale flessibilità nel mercato del lavoro. Chiamatela, se volete, flex security à l’italienne. Siamo in grado di garantire tutto ciò? Dicono che non ci sia un euro in giro, se tanto mi dà tanto…

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