Dopo aver delineato i tratti salienti della direttiva Mifild, occorre analizzare l’impatto che ha avuto questo atto normativo in Italia.
In via preliminare va osservato che la direttiva che per avere efficacia negli Stati membri deve essere recepita, occorre cioè che lo Stato ponga in essere un proprio atto normativo che sia coerente con quanto dettato dalla direttiva europea; nel caso in esame, l’Italia ha provveduto a recepire la direttiva Mifild nel 2007, con il decreto legislativo numero 164.
Sono passati 4 anni ed è possibile trarre un primo bilancio: in tema di conflitto di interessi, la nuova normativa non incide su eventuali accordi tra società finanziarie, inoltre un potenziale cliente danneggiato dal conflitto di interessi dovrebbe dimostrare per prima cosa questo conflitto e poi dovrebbe provare che il danno che ha avuto è la conseguenza di questo conflitto.
Sul versante dei test previsti dalla direttiva e finalizzati a proporre al cliente un prodotto finanziario che venga incontro alle sue esigenze, ci sono opinioni discordanti; per alcuni la conseguenza pratica di questi nuovi strumenti ha semplicemente fatto sì che al cliente venga proposto di firmare un numero considerevole di documenti in cui si attesta che non c’è conflitto di interessi, che il prodotto finanziario presenta le seguenti caratteristiche ecc… aumentando la confusione del cliente stesso; per altri, l’introduzione dei test e di una maggiore trasparenza sui prodotti finanziari fa sì che il cliente abbia maggiori tutele, se per esempio, il cliente ha comprato un prodotto che a seguito dei test somministrati risulta “sicuro”salvo poi risultare, in pratica ad elevato rischio, può citare in giudizio l’istituto finanziario.
Esistono quindi varie opinioni sull’efficacia di questi strumenti di tutela; proprio in questi giorni un’associazione dei consumatori, l’Altroconsumo, ha evidenziato che le banche non fanno i test e non offrono ai clienti prodotti finaziari coerenti con le esigenze dei clienti stessi, l’associazione è arrivata a questa conclusione dopo aver condotto un’indagine su 80 filiali delle banche più importanti.
L’Abi, associazione bancaria, ha richiesto all’associazione dei consumatori di specificare i criteri in base ai quali è stata compiuta questa indagine e ha contestato che un’indagine compiuta solo su 80 filiali è esigua.
La querelle sulla direttiva Mifild continua così come continua il dubbio se sia una norma efficace per tutelare i risparmiatori, se sia applicata nella maggior parte dei casi o se sia una bolla di sapone che non risolve il delicato rapporto tra chi offre prodotti finanziari e chi investe in questi prodotti.