Magazine Diario personale
Insomma, ce l'ho in testa da tutto il giorno, qualsiasi cosa io faccia ci penso. Penso a come cammino, a come mi muovo, a come mangio, a cosa sento, provo, penso... E penso a cosa comporterebbe se la mia esperienza fosse stata reale. Lo scienziato che è in me mi porta a dubitare, a dare risposte logiche, scientifiche alla mia esperienza. Tipo: proprio i sogni che faccio da sempre mi hanno portata a vivere quell'esperienza, proprio la mia facilità nell'apprendere l'inglese mi ha posta nel corpo di uno che parlava quella lingua, quello che ho sempre provato mi ha portato a vedere lei in quegli occhi. Avrebbe senso. E ho visto abbastanza film per potermi immaginare cosa si prova ad essere colpiti da un proiettile. Potrei. E la mia situazione attuale è una culla perfetta per far nascere il desiderio di creare una tal situazione. Ma quel tipo, che diciamolo, non incarna certo il prototipo dell'imbroglione, come faceva a sapere, senza avermi mai vista, così tanto di me? Compreso il fatto che ero distratta dal dolore mestruale durante l'altra meditazione? Boia, io mi lavo... e lui era a circa 6 metri da me! E tutto il discorso sui miei genitori (che non gli ho chiesto!)? Gli studi dimostrano che, pescando argomenti da un mazzo, chiunque abbiamo davanti rientrerà in buona parte in una descrizione, ma cribbio, lui ha parlato di dettagli! Forti dettagli. E non per farsi bello, ma per dirmi che DEVO superare il karma che mi hanno "infuso" e dal quale non ho saputo difendermi, insinuando che il viaggio finora svolto è solo l'inizio, perché cominciato tante vita fa. Insomma, io sono atea, non credo esista un dio, buono o cattivo che sia, non credo nei miracoli se non quelli della mente. E maledizione questo ci sta tutto... Voglio dire, se io DAVVERO ho vissuto in quel corpo morto nel 1973 (comunque, la mia fantasia, se mi posso permettere, mi avrebbe portato in qualcosa di più... romantico?), questo significherebbe che effettivamente: 1) non esiste un "dio", perché siamo il nostro unico "dio". 2) che ho vissuto altre vite. 3) di conseguenza ne vivrò altre. 4) che ogni mia azione determinerà cosa accadrà domani o tra 6 mesi, così come le azioni degli altri potranno influenzare ogni mia azione. 5) che fintanto che non riuscirò a raggiungere la piena consapevolezza non potrò sperare di raggiungere il Nirvana (ovvero il non-essere supremo in cui tutto è nulla e nulla è tutto, per noi occidentali: la pace eterna). 6) visti i miei livelli... cazzo!!!! Per quanto mi piaccia l'idea di essere l'artefice del mio destino, di avere in mano la possibilità di migliorarmi, di migliorare il mio karma, di migliorare il karma altrui, di poter aggiustare gli errori delle altre vite, di avere in me la scelta se andare lungo una strada o l'altra, beh, il tutto mi agghiaccia. Insomma, sarebbe più semplice accettare l'idea del paradiso e dell'inferno. Almeno una volta che hai dato hai dato, poi ti arrendi. Così diventa uno sforzo pazzesco! Significa risolvere non solo gli sbagli di questa vita, ma pure quelli di tutte le vite passate! E se due più due fa ancora quattro, devo avere una lista di cose da fare che da sola basta per una serie di reincarnazioni da far girare la testa. Mi verrebbe voglia di iniziare a correre verso tutti quelli che ho incontrato in questa vita e chiedergli se gli ho fatto del male, in qualsiasi forma, e chiedergli perdono. Non che non mi verrebbe da farlo se sapessi o qualcuno mi dicesse qualcosa in tal senso, ma pensando a ciò mi viene una certa urgenza, come in Scrouge, il film di Natale... Se poi penso a cosa significa nella quotidianità... uff, che fatica. Altro che consapevolezza. Oggi ho meditato, provo ad avere costanza e a credere nei suoi benefici (tanto più se poi devo anche usarlo come mezzo di cura, mi sembra giusto farlo per prima), e devo dire che qualcosa dentro si muove, cambia, come delle piccole schegge che per un momento si allineano, mantenendo quest'allineamento anche dopo essere uscita dallo stato profondo. Davvero non sentivo più le auto, i gatti, mi sentivo solo energia, senza saperlo sul momento, è un viversi appieno in modo così naturale... non lo so davvero descrivere, ma sento che effettivamente fa bene. Ad un certo punto mi sono accorta che quasi non respiravo, l'aria entrava ed usciva in modo talmente lieve da sembrare una sottile carezza (ho meditato sullo scheletro e quindi la concentrazione non era sul respiro), e il mio accorgermene non ha modificato questa cosa. L'ho solo notata, così come altre sensazioni che scorrevano in me come un fiume. Ero in grado di vederle come un osservatore, senza giudizio, solo percezione. E devo dire WOW... fa davvero sentire bene. Dona armonia al di là dei problemi che si hanno, dona... continuità? Interezza? Mah, non so più che parole usare. Mi sento un poco ridicola, ma se devo essere consapevole, questo è quello che provo e ho vissuto, quindi, amen se sono ridicola. Evviva, sono ridicola e lo so! Devo seguire il mio Hayku: correre da ferma. Mi sa che è meglio.
NB: se qualcuno ha da dirmi qualcosa, se devo chiedere perdono per qualcosa, fatemelo sapere ok?! Davvero! Io ascolto con piacere. PER FAVORE!!!! :-)