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Ecco la parte più importante dell’
articolo del Corriere del 19 dicembre 2012 su questo bimbo che la madre ha salvato da sicura morte:
Dovevano donare i suoi reni e il suo fegato a due bimbi come lui. Mamma Tina s’impuntò, contro l’evidenza e persino contro papà Nico che aveva già firmato per l’espianto: «Luca è vivo, lo sento». Aveva ragione.![Ancora un]()
Del resto anche il titolo ed il sottotitolo sono espliciti:
Il ragazzo vissuto due volte e la caccia dei genitori a chi lo ridusse in comaTrovato nella neve in Svizzera: «Pestato per razzismo». Dato per morto, la madre si oppose alla donazione degli organi ![Ancora un]()
A questo punto ci sono ben pochi dubbi la diagnosi morte cerebrale funziona davvero male, viene smentita fin troppo spesso in tutti i casi in cui familiari premurosi e genitori amorosi cercano nel proprio congiunto non i segni della prossima morte, ma quelli della vita.
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Abbiamo infatti
il caso di Zack Dunlap, che è vivo grazie al fatto che nell’ospedale dove stavano per prelevargli gli organi (uccidendolo quindi col bisturi) lavorava una cugina che prima dell’espianto è andato a trovarlo ed ha notato che reagiva ad alcuni stimoli,
il caso di Martin Banach, vivo perché i genitori si sono rifiutati a credere al verdetto di morte cerebrale dei medici italiani e se lo sono portati di corsa a far curare da un medico di propria fiducia. Poi c’è
il caso francese del 2008 e le decine di persone in condizioni di morte cerebrale
rianimate con la tecnica della ipotermia cerebrale controllata da un’équipe di medici giapponesi.