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Christopher Hutton deve davvero amare i suoi robot: nel 2011 dirige un filmaccio come Robotropolis, roba poverissima di I.A. ribelle e boh non ricordo altro, forse della terribile CG e mi sembra due attori o addirittura tre tra cui LANI TUPU, immondizia che avrebbe potuto proporre all’Asylum o a Sy-fy e di cui invece è particolarmente orgoglioso, arriva infatti a ripescarne i robot protagonisti portandoli in questo Battle of the Damned, che di Robotropolis diventa in maniera piuttosto anomala una sorta di sequel/spin off, pur rimanendo saldamente uno zombie-movie. Fattore non trascurabile, invero piuttosto incredibile, che mi porta però a scrivere, è che Battle of the Damned è sorprendentemente un buon b-movie.
Siamo dalle parti di un 28 giorni dopo, gli zombie corrono come disperati e si raggruppano in fiumane dal buon impatto visivo, e nel dare la giusta atmosfera catastrofica funziona egregiamente la riuscita ambientazione con una città in quarantena e abbandonata, grigia, vuota, senza speranza. Al resto ci pensa Dolph Lundgren, il suo è il tipico soldato tamarro, stuzzicadenti in bocca e battuta sempre pronta, fisicità pura e nessuna paura, si muove nella città assediata per salvare la figlia di un ricco industriale, e per lo più spara, spara davvero moltissimo. Cosa interessante di Battle of the Damned, al di là della proverbiale rozzezza e della comunque inevitabile mediocrità narrativa, è proprio una certa potenza visiva che scaturisce dalle lunghe sparatorie, Lundgren e compagnia bella mitragliano zombie in continuazione con un ritmo tutto sommato godibile, una discreta varietà di situazioni e una regia rapida e decisa, molto funzionale.
Il meglio tuttavia arriva proprio quando i buoni, non contenti di avere già DOLPH LUNDGREN che spara con lo stecchino in bocca, diventano ancora più forti grazie ai ROBOT, che giungono direttamente da Robotropolis, giuro, e li aiutano nello sterminio dei morti viventi: le sparatorie si fanno ancora più accese, non aumenta il sangue, invero pochino, ma si accentua il lato ironico, fioccano battute e ammiccamenti (un applauso sincero per la scena dell’automobile), e pur restando sempre nello standard tipo del b-movie c’è spazio per qualche momento indovinato, di particolare cattiveria (la sorte di Duke) o di stralunata inventiva (il modo in cui gli zombie entrano nel rifugio). Non è che ci sia molto altro da dire, Battle of the Damned funziona per quello che è, puro, rozzo intrattenimento di serie b.
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