Magazine Diario personale

Andare o tornare.

Da Michele Orefice @morefice73

Siamo di fronte a un bivio. Dopo tre anni di Germania ci siamo seduti in riva al fiume a pensare, a guardaci indietro e fare il punto della situazione. Che fare ora? Andare o tornare? Siamo stati in tutto questo periodo in affitto. La famiglia è cresciuta e con essa le esigenze di spazio. Abbiamo cercato e quindi trovato una casa da comprare. Che fare ora?

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Da mesi mi chiedo che cosa mi manca dell’Italia ma la risposta non è facile. Il sole, la gente con cui conversare nella propria lingua, i parenti e gli amici. Poi? Le città d’arte, le mostre , la cultura che viene ancora parzialmente insegnata nella scuole. Mi sono figurato tante volte come sarebbe tornare, tornare a vivere nel bel paese. Io potrei avere un lavoro, forse a 1 ora di macchina da casa. Sara potrebbe ritornare al suo vecchio lavoro ma non avremmo più i contributi per i bimbi. Già qui in Germania è risaputo che lo stato dà alle famiglie 200€ al mese per figlio. Soldi sempre soldi sono il problema o l’opportunità. Sono quel contributo di quasi 800€ al mese la differenza? Effettivamente con quello salta fuori uno stipendio e la moglie ha la possibilità di concentrarsi sulla prole. Senza quel contributo non c’è scelta avendo una famiglia numerosa : ci vogliono due lavori oppure in Italia ci vuole un tenore di vita così basso che rasenta la povertà per aver qualche contributo statale. Lo stato tedesco dà possibilità alla madre di rimanere a casa, di occuparsi della prole, da importanza alla famiglia. E per chi vuole comprarsi una casa? Hanno pensato anche questo: c’è un contributo statale al finanziamento necessario e dipende dal numero di figli. Chi ha più figli infatti necessita di una casa più grande. Logico, no?

Un pensiero sorge alla mia mente: perché non si fa in Italia? Perché tutti i partiti o quasi di coniche la famiglia è importante ma non instaurano meccanismi simili? Perché lotta i in parlamento per leggi contro l’omofobia o per instaurare famiglie dalla struttura complicata e non danno aiuti alle famiglie correnti, che ora hanno solo uno stipendio e non arrivano a fine mese? Con internet e la globalizzazione tutti sanno tutto ma nel bel paese nessuna fa qualcosa.

Un’altra cosa che cambierebbe sarebbero i miei orari di lavoro: in Italia ho sempre lavorato dalle 8 fino alle 7 di sera. Li per chi è ingegnere funziona così: deve stare di più, più dell’operaio , del ragazzo di magazzino, del portiniaio. Perché? Forse ho lavorato nelle aziende sbagliate ma è stato così.

Nelle passare vacanze di Natale in Italia ho conosciuto varia gente a ci ho raccontato la nostra esperienza. Tutti si complimentava i per il coraggio e ci consigliavano di restare qui su al nord. Ma la nostalgia non si è placata. Forse sta ai atto nella mia mente un passato, una radice che ora nn c’è più. Ho nostalgia del mio piccolo paese, delle facce conosciute, del campanile che pende,delle scuole chi ho frequentato. Ho attraversato quelle strade, sempre durante le vacanze, alla ricerca di volti noti, di qualcuno da salutare…. Nessuno. Tutta gente mai vista, alcune con il burka , altri con il turbante , altri ancora con la pelle gialla. Di ex compagni delle elementari o medie nessuna traccia.

È forse questo il risultato di sradicarsi? Di spostare il proprio “vaso” per cercare più sole?

Mi accorgo ora che sono diventato grande, che indietro non si torna perché non c’è indietro quello che si pensava, perché la strada sotto ai piedi cambia ad ogni passo che si fa in avanti. È il progredire, l’evolversi e i ricordi rimangono solo dentro di noi,appunto perché ricordi.


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