Per loro però è diverso.
Come è giusto che sia, per i due comici palermitani una situazione del genere è il pretesto efficace per accendere risa, concepire assurdo, sviluppare un esagerazione estrema della realtà, verificabile magari, ma solo nel più eccessivo dei casi. Qualcuno infatti potrebbe averci pensato, qualcuno forse lo sta facendo, qualcuno l'ha già fatto, chi lo sa, ma sfruttare le parentele anziane, portandosele tutte in casa, innalzando una specie di ospizio abusivo da cui incassare pensioni a catena, è senza ombra di dubbio un'idea astuta e - citando Stanis - molto italiana, che seppur colma di scomodi contro e pochi pro, inserita all'interno di una commedia, potrebbe addirittura esser considerata come geniale. Meno geniale, moralmente almeno, potrebbe essere considerata invece l'altra idea, quella con cui si decide di sposare una delle anziane vecchine per assicurarsi una pensione più duratura, percepibile anche in caso di morte della stessa, sebbene uno scenario del genere appaia meccanismo infallibile per scatenare divertimento in abbondanza.
Quello di "Andiamo A Quel Paese" dunque diventa un tipo di cinema falso, che dovrebbe traslocare nella dimensione a lui più appropriata, la televisione, e lasciare il proprio spazio a quello più vero lasciato in attesa. Pensare a questa pellicola come riferimento per una commedia o come riferimento di qualità in generale è un concetto veramente preoccupante e difficile da mandare giù. Tenendo conto, specialmente, che posizionati in fila, di fuori, ci sono progetti di nuove leve davvero interessanti che aspettano solo un quarto del denaro di questi scempi per farsi valere.
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