Non ha limite la malafede, l’ignoranza, la cattiveria, la stupidità di certa gente che fa della propria ottusità razzista una ragione d’essere tanto da fabbricare notizie false e divulgarle, nella certezza della superficialità di chi legge, nella certezza che, nella sovrabbondanza di informazioni dei nostri giorni, nessuno ne approfondisce alcuna. Così ecco la bufala delle bufale che, però, al contrario di tante bufale che circolano in rete, innocue e sciocche, arreca danni gravi alla nostra cultura, al nostro concetto di incontro e di accoglienza, di solidarietà, di umanità.
La notizia è ignobile perché falsa. Afferma che una donna è stata stuprata sul barcone dei clandestini affondato pochi giorni fa a Lampedusa. La donna, un’Eritrea per la precisione, è sì stata stuprata, ma prima, molto prima di salire su quella imbarcazione. Però i dati che si forniscono parlano di una violenza sul mare e usano questa falsa informazione per imbastire una trama che si riassume nell’affermazione: “chi andiamo a soccorrere?”.
Ecco la pochezza degli argomenti. Ecco la disumanità che non trova un freno nemmeno davanti al dolore, probabilmente non provato, di vedere una distesa infinita di bare di innocenti. La calunnia contro la vittima del mare, incapace di difendersi perché morta. La strumentalizzazione di un fatto tragico, la manipolazione delle notizie, l’utilizzo incosciente del mezzo di comunicazione per deviare le coscienze, approfittando della superficialità e dell’emotività dell’utente moderno che ha fretta di informarsi e, con altrettanta fretta, assume posizioni, si crea opinioni, sfodera la spada e si predispone alla pugna contro l’ignobile straniero che invade il suolo natio. Povera Patria, davvero, ma per i suoi autoctoni, così spaventevolmente miseri d’anima e di coscienza.
Luca Craia